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Siamo ormai agli sgoccioli per quanto riguarda il mese di aprile e la tiepida primavera è alle porte. La primavera non è solamente da ricordare come l’inizio della bella stagione, un periodo tiepido in cui tutto rifiorisce, nel quale si si inizia in genere a respirare “aria di libertà” dopo quasi sei mesi di freddo, umidità e grigiore. L’arrivo delle primavera per noi bresciani è da ricordare anche come la partenza della 1000Miglia, una competizione legata all’automobilismo storico che “apre le danze” alla stagione primaverile. La 1000Miglia una gara che proprio per il periodo nel quale si svolge, apre le porte alla bella stagione. Quest’anno l’arrivo della stagione tiepida sarà ancora più sentito dato l’oscurantismo provocato dall’ attuale periodo pandemico con tutti i suoi veti e le limitazioni tipiche del momento, per questo immaginiamo che anche la 1000Miglia sarà vista con un occhio diverso, ancora più attento alla bellezza dell’ evento ed alle protagoniste: le vetture dei tempi passati. Ci siamo espressi più volte riguardo alla nascita della “corsa più bella del mondo”, tuttavia sarebbe mio desiderio ricordare ancora una volta come nacque questa meravigliosa avventura automobilistica che quest’anno occasionalmente avverrà dal 16 al 19 giugno. Possiamo dire con certezza che la 1000Miglia, come accadde per altre gare dedicate al segmento automobilistico che ebbero i natali negli anni passati sul territorio italiano ma non solamente, anche mondiale, nacque come gara di granfondo, di velocità. Le competizioni di allora furono di grande interesse per varie ragioni. Viste con gli occhi del pubblico la competizione in se, il mondo dei coraggiosi piloti, l’ambiente dorato dell’automobilismo, certamente avranno rivestito una grande importanza. Viste invece con gli occhi delle scuderie automobilistiche, le gare di quei tempi, furono ritenute molto interessanti per testare veicoli sempre nuovi ed in continua rapida evoluzione. Durante  le competizioni automobilistiche, come accade anche oggi per la Formula 1, i veicoli vengono testati su pista, esasperati nella corsa ed in seguito continuamente migliorati. Le gare automobilistiche sono considerate dai fabbricanti di autovetture come dei veri e propri test, dei banchi di prova per le proprie vetture. In effetti in queste gare le automobili vengono spinte e sollecitate ai massimi livelli, livelli che superano ampiamente quanto avverrebbe nella quotidianità, su strada, quindi in questo caso sarà possibile in seguito correggere eventuali difetti o sperimentare nuove ed innovative migliorie. Quando nacque la 1000Miglia non esistevano gli obblighi di oggi, che permettono le gare di velocità solamente su circuiti attrezzati a questo scopo, come quelli che oggi si utilizzano nella F1. A quei tempi esistevano gare che si svolgevano su circuito ma anche competizioni più popolari ed affascinanti che si combattevano su strade normali. Ricordiamo che uno dei primi circuiti automobilistici, quello di Monza, venne realizzato nel 1922. Negli anni ’20 in Italia le strade erano poco frequentate confronto ad oggi. I possessori di autovetture erano pochi, quindi per poter testare e migliorare le proprie vetture i proprietari delle “scuderie” dell’epoca, amavano iscrivere i propri piloti alle numerose competizioni di velocità organizzate su circuiti adibiti ma anche strade normali, che si disputavano su percorsi più o meno impegnativi. La 1000Miglia fu una delle competizioni non certo facili dato il lungo percorso, un tracciato pieno di difficoltà in grado di mettere a dura prova i motori, i cambi, il sistema frenante allora a tamburo, oltre che le carrozzerie delle automobili di quegli affascinanti anni, ma anche la resistenza dei piloti. Consideriamo il fatto che in molti punti le strade in quegli anni passati non erano asfaltate, il tracciato passava anche su passi appenninici come la Futa, la Raticosa, che all’epoca dovevano essere ancora più impegnativi di oggi. Consideriamo il fatto che correre per 1000Miglia (circa 1600 KM) in tre giorni voleva dire mettere a dura prova le proprie vetture. Se a tutto questo aggiungiamo il lato umano della situazione, ovvero la resistenza dei piloti che correvano sotto il sole o sotto la pioggia, spesso senza capote, la 1000Miglia doveva essere una competizione da veri eroi. La gara bresciana nacque in un inverno del 1926, quattro anni dopo il Circuito di Monza. Il 2 dicembre Canestrini racconta dell’arrivo nella sua abitazione a Milano di un gruppo di amici bresciani: Franco Mazzotti, Aymo Maggi, Renzo Castagneto e Flaminio Monti. Come ormai è noto “nelle vene dei bresciani, da sempre non scorre sangue, ma benzina” (e questo lo si può notare dalle autovetture onnipresenti nella celebre provincia italiana). Proprio dalla creatività e dalla forte passione per la velocità degli amici bresciani ritrovati a Milano nacque la prima “Coppa della 1000Miglia”. I bresciani da sempre non sono uomini di molte parole ma al contrario di molti fatti, pertanto nel 1927 venne dato il via libera alla prima 1000Miglia della storia, che si tenne la primavera del 26 marzo. Alla neonata competizione parteciparono ben settantasette equipaggi due dei quali stranieri su Peugeot HP Spyder. La prima 1000Miglia vide la partecipazione dei migliori piloti italiani ma anche di vari personaggi pubblici che diedero inizio alla leggenda. Come i nostri “padri fondatori” siano riusciti a portare la gara verso un successo davvero planetario è un mistero. Forse gli anni 20 erano il momento giusto per realizzare un sogno di difficile realizzazione, anche se penso che il grande successo di questa competizione tutta italiana sia dovuto a più di un fattore. Importantissimo in questo senso il fatto che i migliori marchi al mondo di vetture da corsa furono per la maggior parte furono brand italiani. Un secondo fattore a mia opinione è  il tracciato molto variegato su cui correvano le 1000Miglia, il tutto supportato dalla bellezza e dalla natura tipica dello “stivale”. Un terzo fattore molto importante penso fosse dovuto all’ italianità di sempre. ma anche all’ entusiasmo degli italiani di allora, che devo ammettere fosse ai massimi livelli. Non era raro vedere a quei tempi i bordi del percorso assiepati da fans di quel pilota o di quel marchio automobilistico, che si si riunivano a bordo strada per poter ammirare i propri beniamini, considerati dei veri e propri intrepidi eroi, sfrecciare a bordo di magnifiche automobili in piena corsa. Consideriamo che allora i possessori di una vettura erano davvero pochi. Le automobili erano uno “sfizio per ricchi” quindi erano viste con una “luce da sogno”. Oggi tutti hanno un’ automobile quindi potrebbe essere dato per scontato il possedere un’autovettura. Negli anni 20, ma anche nei periodi successivi, in una realtà ancora prettamente contadina, certamente avere un’automobile fu una sorta di “frutto proibito” dato che negli anni 20 la maggior parte della popolazione nelle nostre campagne si spostava ancora a cavallo. Forse anche questo fattore fu decisivo nel proiettare in brevissimo tempo la 1000Miglia nell’olimpo delle più importanti gare automobilistiche mondiali di velocità. Tuttavia nel corso degli anni, data la mutazione da realtà agricola ad industriale dell’Italia, le automobili furono protagoniste di una rapidissima evoluzione quindi divennero sempre più potenti ed i piloti sempre più agguerriti. Questo particolare portò ad una serie di spiacevoli  e gravi incidenti che culminarono con la 1000Miglia a cui partecipò il pilota e playboy Ferrari Alfonso De Portago. Il celebre incidente obbligò la 1000Miglia a correre per l’ultima volta nel 1957 come gara di velocità. Proprio in quell’anno l’Ingegner Piero Taruffi vinse l’ultima 1000Miglia nella modalità granfondo. Data l’importanza e la bellezza dell’evento, dopo un ventennio la gara venne ripresa nella modalità di regolarità, meno pericolosa, meno esasperata e più gestibile per i tempi moderni. Il 26 marzo 1977 dalle ceneri della 1000Miglia di velocità, come l’Araba Fenice, la competizione bresciana fu protagonista di una rinascita e venne ripresa inizialmente nella modalità quindi, di gara storica di regolarità a tappe, ma riservata alle autovetture prodotte fino al 1957 che risultassero iscritte o che avessero partecipato alla 1000Miglia originale. Il percorso della neonata competizione fu sempre il medesimo con partenza da Brescia, arrivo a Roma e ritorno a Brescia in Viale Venezia. Possiamo dire che nonostante alcune cose siano cambiate per quanto riguarda la 1000Miglia originale, molti particolari sarebbero rimasti invariati. Nonostante tutto alcune migliorie sarebbero state applicate al tracciato della gara, come pure le variazioni che anno dopo anno vedono un percorso sempre diverso, nuovo ed entusiasmante, un particolare in grado di rendere la competizione bresciana sempre una meravigliosa novità, un particolare in grado di mantenere vivo il grande entusiasmo per questa meravigliosa gara che dal lontano 1927 continua fino ai nostri giorni e che son certo, continuerà in futuro, rendendo la 1000Miglia sempre unica ed indimenticabile, un vero sogno ad occhi aperti.

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Maira Alcantara
Author: Maira Alcantara

free lance generalista, incaricata anche per articoli speciali relativi a settore sport ed automobilismo storico e moderno

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