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Data ormai prossima la partenza della 1000Miglia, che ricordiamo essere a metà giugno, proseguiremo con la rubrica sulla 1000Miglia, sulle automobili leggendarie che in genere partecipano alla competizione ma anche sulla vita sportiva degli intrepidi piloti, driver talmente appassionati e combattivi da divenire vere e proprie icone della velocità e della spericolatezza per le proprie gesta in gara. Coloro che avessero vinto o si fossero ben posizionati alla 1000Miglia di velocità sarebbero stati automaticamente catapultati nell’olimpo dei piloti di professione,  quindi contattati dalle più celebri case automobilistiche di quei tempi, divenendo piloti di professionisti. in quegli anni passati ma affascinanti della 1000Miglia di velocità, salvo alcune eccezioni, i piloti molto spesso furono anche abilissimi meccanici o ricchi driver in grado di far fronte alle spese da sostenere nelle varie competizioni ma anche nel possesso di vetture da corsa di marchi altisonanti. Quei piloti trasformati dalle numerose vittorie e dalle epiche competizioni in vere e proprie icone dell’automobilismo, furono spesso meccanici d’eccezione, conoscitori meticolosi della propria automobile. Spesso assieme al navigatore i piloti di allora sarebbero stati in grado di intervenire con mezzi d’emergenza nel caso l’automobile si fosse guastata durante l’ intensità della gara pur di proseguire e vincere la competizione. Nuvolari fu un esperto in questo senso. Anche questo particolare avrebbe contribuito a rendere immortale il pilota mantovano. Ora però lasceremo perdere i prologhi ed i piloti ma proseguiremo verso la descrizione dell’automobile che avremmo scelto per questo articolo dedicato alla “corsa più bella del mondo”.

Oggi non parleremo di un bolide in particolare. Non descriveremo una vettura velocissima, in grado di dare filo da torcere ai piloti più spericolati. In questo articolo parleremo di una vettura che proprio per le dimensioni molto ridotte, avrebbe anticipato i tempi di almeno mezzo secolo, aprendo la strada alle utilitarie, vetture dedicate un po’ a tutti, non solo alla fascia ricca di quei tempi. La simpatia, l’originalità nelle linee e le dimensioni davvero limitate fanno della Isetta una vera e propria microcar. Siamo abituati ad accostare il marchio BMW ad auto potenti e sportive ma nel caso della Isetta non fu così. Forse il nome Isetta non vi dirà nulla tuttavia l’avrete certamente vista partecipare a qualche 1000Miglia degli anni passati. Sono certo che quando la vedrete vi ricorderete certamente di lei. Isetta fu una micro vettura realizzata dal marchio teutonico BMW a metà degli anni 50, quando il celebre marchio di auto sportive era in realtà sull’orlo del fallimento. La produzione motociclistica ed automobilistica BMW era in pericoloso calo, la produzione di vetture BMW modello 509 e 507, in perdita per via dei costi di produzione troppo elevati. In quegli anni quindi il marchio tedesco ebbe l’idea di giocare l’ultima carta ovvero di fare entrare denaro facile e rapido nelle casse dell’azienda tramite una vettura che fosse in grado di iniettare velocemente denaro fresco quindi in grado di salvare la situazione assai precaria del brand. Per poter riuscire a centrare questo obbiettivo per nulla facile fu necessario pensare ad un modello innovativo ma che non obbligasse a costi elevati nella realizzazione, nel progetto e nello studio.  L’Italia è sempre protagonista. La soluzione venne dall’ Italia, precisamente dall’ autosalone di Torino nel lontano 1954. Al salone automobilistico BMW notò allo stand della Iso Rivolta, un costruttore di frigoriferi e di alcuni modelli di mini autovetture molto particolari. Proprio in quello stand italiano venne esposta una tre ruote molto particolare la Iso. La BMW acquistò immediatamente i diritti di licenza oltre che gli impianti di produzione. Possiamo quindi affermare che come spesso accade un po’ in tutti i settori la microcar, abbia una discendenza italiana, tuttavia BMW dovette studiare un motore ed un telaio modificato della tre ruote. Nonostante gli studi da parte di  BMW avvezza ad autovetture da sempre molto performanti, le modifiche applicate ebbero inizialmente poco successo. La Isetta montava un motore monocilindrico a quattro tempi ed una cilindrata 250 CC di derivazione dalla moto R25. Questo particolare motore nacque non tanto per essere potente ma silenzioso. Nel 1955 i primi modelli di Isetta 250 BMW furono in grado di sviluppare 12 cavalli di potenza. La Isetta nacque con tre ruote ma da quando la proprietà passò a BMW e venne avviata la produzione, fu equipaggiata dalla quarta ruota che le rese più auto e meno ibrido con i motoveicoli. BMW scelse come nome della vettura Isetta. Per il lancio ed il nome della micro auto BMW prese la decisione di ispirarsi alle radici italiane del veicolo a tre ruote antenato della Isetta, che inizialmente si chiamava ISO. La BMW quindi scelse il nome Isetta per lanciare il proprio modello a quattro ruote. Il primo esemplare uscito dalla fabbrica di automobili BMW fu quindi la Isetta 300. Questa vettura fu sviluppata a tal punto da possedere una coppia maggiore ed una cilindrata un po’ più alta dall’antenata italiana ISO. La neonata Isetta era in grado di sviluppare 300 CC con una potenza di 13 CV. La velocità non fu di poco conto, considerando le dimensioni ridotte della Isetta e la bassa cilindrata. Nonostante tutto la piccola vettura con porta anteriore stile frigorifero poteva raggiungere ben 85 Km/h. Gli addetti al marketing della casa automobilistica teutonica definirono Isetta “Motocoupè” mentre il popolo la battezzò “Bubble car” per la tipica forma rotondeggiante che ricorda una bolla. Una vettura quindi poco impegnativa dai facili parcheggi e dai consumi certamente parchi che all’epoca dell’esordio non ebbe rivali. La Isetta fu una vettura di solamente 2,28 metri con un peso molto relativo per una vettura di 350 Kg. Un automobile quindi molto maneggevole e direi versatile e senza rivali. La Isetta fu una vettura con uno studio dello spazio molto avveniristico per quei tempi, dato che fu in grado di ospitare due persone adulte, una seduta parallelamente all’altra nonostante la dimensioni davvero ridotte. Isetta fu un vero e proprio salto nel tempo. Il portellone della vettura si apriva anteriormente ed era in grado di permettere una comodissima salita in auto da parte dell’equipaggio. Da notare il fatto che il volante ed il piantone dello sterzo si spostavano automaticamente di lato assieme al portellone, per permettere un’agevole salita e discesa dei passeggeri. Per quanto riguarda i bagagli erano ospitati esternamente alla vettura, nella parte posteriore, dopotutto i miracoli nessuno è in grado di farli e lo spazio è quello che è. Possiamo descrivere la Isetta come una vettura di nuovissima concezione che avrebbe conquistato di colpo e rivoluzionato il mercato  dell’automobile forse al momento giusto. Potremmo nominare la Isetta l’ antenata delle microcar, delle utilitarie di oggi, compatte e parsimoniose nei consumi. La prima serie della Isetta aveva il lunotto posteriore più grande che nella seconda serie. I finestrini che si aprivano verso l’esterno nella prima serie vennero sostituiti da finestrini scorrevoli nelle serie successive. La capote in tessuto contraddistinse tutti i modelli di Isetta. Questo particolare serviva per avere una via di fuga alternativa in caso di incidente. La neonata vettura tedesca si rivelò campionessa, non tanto nelle gare automobilistiche in cui sarebbe stata certamente svantaggiata per la limitatissima potenza del motore, ma nelle vendite, salvando il marchio teutonico dal default. Il prezzo iniziale fu di 2550 marchi che corrisponderebbero circa a 1300 Euro di oggi permettendo al mercato di rendere popolare l’automobile. Molte persone avrebbero potuto permettersi una vettura a quel prezzo, fra l’altro per poterla guidare non fu necessaria la patente di guida che a quei tempi aveva un costo proibitivo. Per condurre la Isetta era sufficiente la patente per la moto. Il primo anno BMW vendette circa 10 mila esemplari con un successo davvero epico ma in seguito il marchio teutonico iniziò ad invadere anche i mercati circostanti. In otto anni furono vendute ben 16.728 Isetta raggiungendo il primato di autoveicolo monocilindrico più venduto nel mondo. Nel 1962 la produzione delle microcar BMW cessò dato che il crescente benessere richiedeva automobili maggiormente impegnative. Isetta resta oggi un autoveicolo in grado di attirare la curiosità di parecchie persone che non ne conoscono la storia, spettatori che restano ancora stupiti dal particolare design della Isetta a forma di “bolla” che avrebbe aperto il mercato delle utilitarie compatte del futuro.


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Maira Alcantara
Author: Maira Alcantara

free lance generalista, incaricata anche per articoli speciali relativi a settore sport ed automobilismo storico e moderno

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