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Desidero ricordare che le fotografie in stile Fine Art delle auto partecipanti alla mitica 1000Miglia sono state gentilmente offerte dal leggendario studio fotografico Fenaroliatelier http://www.fenaroliatelier.it e fanno parte della prestigiosa collezione assolutamente limitata “Tracce di Tempo”.

Su grande richiesta dei nostri lettori, che ringraziamo per i numerosi apprezzamenti ricevuti un po’ da tutto il mondo in merito agli articoli riguardanti alla 1000Miglia, continueremo ad occuparci di questo argomento. Detto questo lavoreremo sul proseguo della rubrica “Automobili leggendarie”, una serie di articoli in onore della 1000Miglia in grado di “spiegare” non solo le automobili di allora, ma anche gli intrepidi piloti che fecero grande la celebre competizione italiana. Contribuiremo quindi a conoscere meglio il passato per apprezzare ancora di più il futuro di allora, ovvero i giorni che stiamo vivendo. Per la rubrica “Automobili leggendarie” quindi, parleremo di un pilota molto particolare e proiettato nel futuro, un “genio” dei motori che vinse l’ultima 1000Miglia di velocità nel 1957: Piero Taruffi. 

Parlammo alcuni anni fa di questo pilota molto particolare che vinse l’ultima 1000Miglia di velocità. La sua vittoria venne portata a segno in un anno molto particolare, l’anno fatidico in cui la competizione chiuse definitivamente i battenti per alcune ben precise ragioni. La prima causa che fece propendere alla chiusura della celebre competizione italiana fu l’ ennesimo incidente, un doloroso evento questa volta forse più grave di altri. Nel 1957 il Playboy e pilota Alfonso de Portago in testa nella gara del ’57 uscì di strada con la sua Ferrari a causa di un danno ad uno pneumatico quindi provocò un incidente grave nella zona sul rettilineo mantovano fra Cerlongo e Guidizzolo dove oggi sorge un monumento a ricordo delle numerose vittime. Il 57 fu la famosa “goccia che avrebbe riempito il vaso”. Quell’anno la gara fu spettatrice di un gravissimo incidente che in questo caso fece in modo cha la 1000Miglia di velocità, chiudesse definitivamente i battenti per essere ripresa anni dopo nella modalità di corsa di regolarità. Comunque lo si voglia vedere non fu solamente questo tristemente noto evento che a mia modesta opinione segnò la fine della meravigliosa competizione bresciana. A mio parere la gara non avrebbe potuto reggere il futuro nella modalità di velocità. Il fatto che la 1000Miglia dovesse svolgersi su un percorso composto da strade normali sarebbe oggi davvero impossibile da concepire. Con il passare degli anni le auto, dato il settore in rapida evoluzione, divennero sempre più veloci e potenti di conseguenza i i piloti divennero più esasperati ed agguerriti. A queste condizioni con il pubblico ai lati della strada, il pericolo sarebbe stato sempre maggiore. Proiettate il tutto ai nostri tempi ed immaginatevi una gara composta di una  serie di 400 auto da corse fra Ferrari, Porsche, Jaguar, Bugatti ed altre automobili che in velocità gareggiano su strade normali per vincere ad ogni costo. Sarebbe inconcepibile. Credo che incidenti o meno la 1000Miglia di velocità in futuro avrebbe per forza di cose dovuto chiudere oppure mutare in gara di regolarità com’è infatti avvenuto. Torniamo comunque al discorso dei piloti leggendari della 1000Miglia. Oggi rispolvereremo la vita sportiva di Piero Taruffi, il pilota laziale che vinse l’edizione di velocità del 1957. Taruffi non fu solamente un famoso pilota automobilistico ma come accade per molte stelle della velocità, pilotava anche moto ma quello che è la “ciliegina sulla torta” è il fatto che fosse anche ingegnere e progettista italiano di autovetture e motoveicoli davvero futuristici. Taruffi fu un grande pilota ma anche un recordmen  di tutto rispetto in possesso di un palmares talmente vasto da poter competere solamente con quello dei maggiori esponenti dell’automobilismo di tutti i tempi. Piero Taruffi fu un grande pilota che si aggiudicò diverse gare di velocità sia nell’ automobilismo sportivo che nel motociclismo. Diciamo che la velocità fu il suo mestiere. L’Ingegnere progettò molte innovazioni tecniche sia nel settore automobilistico che motociclistico, contribuendo allo sviluppo di prototipi di autovetture e moto davvero eccezionali. Tanto per menzionare un prototipo davvero noto, la Rondine, ovvero la prima motocicletta concepita in modo davvero moderno che fece scuola alle moto di oggi. Taruffi fu un asso delle corse motociclistiche tuttavia lo potremmo definire come un pilota completo e “scientifico”. Anche nelle gare automobilistiche arrivò all’eccellenza. In questo caso si tratta di un pilota molto meticoloso e calcolatore. Un vero professionista moderno della corsa, che prima delle gare percorreva la pista calcolando le curve che avrebbe dovuto affrontare e segnandosi l’ubicazione. Lui era in grado di memorizzare il percorso a memoria, sapeva prepararsi studiano metro dopo metro la strada dividendola in porzioni di 100KM. Durante il periodo della 1000Miglia iniziava a studiarsi meticolosamente il percorso un mese prima della competizione, quindi con una vettura propria detta “muletto” percorreva il circuito di gara con a fianco la moglie che produceva un libro di gara segnando tutte le difficoltà del percorso quindi i punti di vantaggio e di svantaggio del circuito. In questo modo il pilota avrebbe saputo dove e quando osare di più, riducendo il rischio di incidente o di avaria. La “Volpe argentata”, nome coniato dalla stampa messicana anche per la folta chioma di capelli bianchi vinse importantissimo competizioni come la Targa Florio del 1951, la Carrera Panamericana lo stesso anno e la 1000Miglia del 1957. Nel 1953 si aggiudicò il secondo posto alla Coppa delle Dolomiti. La 1000Miglia del 1957 fu per Taruffi l’ultima gara dato che cinquantenne si ritirò dalle corse. Durante la Carrera Panamericana la stampa messicana gli coniò il soprannome di “El zorro Plateado” ovvero la “Volpe Argentata” per i capelli canuti ma soprattutto per lo stile di guida astuto, molto calcolato, calibrato, mai irruento o impulsivo ma sempre allerta, maestro nello sfruttare tutti i particolari utili del veicolo come la ripresa, la sterzata, la velocità, la tenuta di strada ed altro. Un vero e proprio professionista moderno delle gare automobilistiche quindi, un pilota eccezionalmente calcolatore per quei tempi, in possesso di uno stile molto differente da quello istintivo forse di altri grandi piloti come a mia opinione furono i leggendari Nuvolari o lo stesso de Portago. Taruffi al contrario di molti altri mitici piloti amava correre “in solitaria”, senza navigatore. Nel recente 2006 a Taruffi venne dedicato l’autodromo di Valle Lunga da lui progettato nel 1950. L’ingegnere non fu solamente un leggendario pilota ma fu anche una leggenda dello sport italiano. A metà degli anni 20 il pilota iniziò a competere sulle piste da sci in cui si aggiudicò la vittoria nel campionato italiano universitario di sci. In seguito sempre con gli sci si aggiudicò il quarto posto nel campionato francese. Da vero amante dello sport a fine anni ’20 Taruffi fece parte del team di canottaggio che vinse il titolo europeo negli “otto con”. Taruffi però amò in modo viscerale i motori tanto che da adolescente nel 1923 vinse la gara automobilistica Roma – Viterbo pilotando magistralmente la Fiat 501 del padre che lo appoggiava purchè fosse eccellente negli studi. Nel ’25 gli regalarono una AJS 350 che prontamente Taruffi elaborò e portò sul circuito di Monte Mario in una gara di velocità in salita. In seguito si iscrisse al GP di Roma ma dovette ritirarsi. Taruffi progettista: il pilota fu il creatore del Bisiluro con motore Maserati che venne da lui costruito e pilotato permettendogli di raggiungere rekord talvolta ancora imbattuti. Sempre con lo stesso innovativo mezzo Taruffi riuscì a raggiungere i 313 KM orari nel chilometro lanciato sulla “Fettuccia di Terracina”: una velocità impensabile a quei tempi. L’ ultima 1000Miglia di velocità nel 1957 fu vinta dalla “Volpe argentata”. E’ doveroso ricordare la partecipazione di Taruffi nel 1950 quando iniziò a correre nella prestigiosa Formula 1 a bordo di Alfa Romeo. In questo frangente corse con Fangio ed Ascari. In seguito Taruffi passerà a Ferrari. Due anni dopo raggiunse il terzo posto nel mondiale. Abbiamo parlato di un vero professionista, un grande pilota, astuto in pista e calcolatore, un genio in grado di anticipare i piloti di F1 che oggi “volano letteralmente” sui vari circuiti mondiali a velocità davvero folli. Credo che a Taruffi il settore automobilistico debba davvero tanto, sia per quanto riguardi le competizioni che la realizzazione dei veicoli automobilistici moderni le cui prestazioni sono davvero eccellenti.

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Maira Alcantara
Author: Maira Alcantara

free lance generalista, incaricata anche per articoli speciali relativi a settore sport ed automobilismo storico e moderno

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