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Oggi ritorneremo a gamba tesa sulla questione Covid, un virus apparso all’improvviso, una forma virale piuttosto strana, in reltà simil influenzale, che avrebbe dato però filo di torcere al mondo intero, un mondo economico e sociale che si sarebbe dimostrato ancora una volta essere un vero e proprio “gigante dai piedi d’argilla”. Oggi non entreremo nel merito di chi potrebbe avere forse creato e diffuso il virus. Di questo tema considerato aut aut o quantomeno “complottistico” (anche se a mia opinione complottistico non lo è molto, ma rispecchierebbe una certa realtà ipotetica di fatti oscuri) abbiamo ampiamente parlato negli articoli passati. Oggi daremo una notizia di cui pochi avrebbero parlato. Innanzitutto cercheremo di comprendere i motivi per i quali il nord Italia sarebbe la zona più ferita dalla forma virale. Data una relazione dell’Università di Bari e di Bologna a quanto pare la relazione del Covid con l’inquinamento atmosferico sarebbero legati a doppio filo. E’ ormai noto che la concentrazione industriale italiana avrebbe la maggior concentrazione in tre regioni: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

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In questo caso il potere industriale che dovrebbe essere un lato positivo, nel caso del Covid sarebbe un vero e proprio “tallone d’ Achille”. Riguardo a degli studi specifici si sarebbe scoperto che a veicolare il Coronavirus sarebbero le famigerate “polveri sottili” presenti da sempre nella nostra zona super industrializzata. In una zona come la Pianura Padana fra l’altro l’aria resta per lo più stagnante per giorni e giorni come pure l’umidità. Detto questo è facile capire che la nostra zona si presterebbe moltissimo alla permanenza ed alla proliferazione di forme virali. Ciò non avviene nelle zone marine e montane che sono generalmente più ventilate o meno inquinate. Un mix davvero letale quindi formato da inquinamento e da virus (pare dagli studi effettuati) adattissima per la diffusione rapida e massiva del Covid. Queste sarebbero le principali ragioni per le quali in Italia la maggior concentrazione sarebbe presente in queste particolari regioni.

(dal report dell’ Università di Bari e di Bologna) È noto che il particolato atmosferico funzioni da carrier, ovvero da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. I virus si “attaccano” (con un processo di coagulazione) al particolato atmosferico, costituito da particelle solide e/o liquide in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane, e che possono diffondere ed essere trasportate anche per lunghe distanze. Il particolato atmosferico, oltre ad essere un carrier, costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Il tasso di inattivazione dei virus nel particolato atmosferico dipende dalle condizioni ambientali: mentre un aumento delle temperature e di radiazione solare influisce positivamente sulla velocità di inattivazione del virus, un’umidità relativa elevata può favorire un più elevato tasso diffusione del virus cioè di virulenza.

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Nel caso di precedenti casi di contagi virali, le ricerche scientifiche hanno evidenziato alcune caratteristiche della diffusione dei virus in relazione alle concentrazioni di particolato atmosferico. Di seguito alcuni risultati e conclusioni: (2010) l’influenza aviaria può essere veicolata per lunghe distanze attraverso tempeste asiatiche di polveri che trasportano il virus. I ricercatori hanno dimostrato che vi è una correlazione di tipo esponenziale tra le quantità di casi di infezione (Overall Cumulative Relative Risk RR) e le concentrazioni di PM10 e PM2.5 (μg m-3).

Ecco evidentemente spiegati i motivi della concentrazione maggiore del virus in alcune precise ragioni della zona del nord Italia. Finalmente forse con questo articolo saremo riusciti a dare una risposta alle numerose domande che giustamente i cittadini si saranno fatti in merito alla forma virale, al di là delle ragioni relative alla teoria del complotto, che a mio parere di fondamento credo francamente ne abbiano parecchio. Il Covid resta comunque una forma virale da non sottovalutare, una forma virale in grado di mettere in pericolo in particolar modo i cittadini più deboli, quelli affetti da patologie di vario genere, in modo particolare quelle respiratorie, oltre a quei soggetti che

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evidentemente sarebbero in possesso di difese immunitarie basse od altre patologie e secondo alcune notizie, geneticamente predisposte. Detto questo è necessario (in modo particolare per coloro che vivessero nella nostra zona) non abbassare la guardia, cercare di avere pochi contatti con le persone ed in questo caso, se proprio non fosse possibile evitarlo, cercare almeno di proteggersi indossando le idonee protezioni oltre che lavarsi spesso le mani, riducendo il rischio di contagio da Covid. Diciamo che oggi saremmo al secondo anno dall’ entrata in scena della pandemia. Spero che il terzo anno possa essere fatale per il virus, dato che in genere le forme virali (se di origine naturale) pare abbiamo una durata di un triennio. Un triennio se non erro sarebbe stato la durata della famosa spagnola ma anche di altre forme virali, ripeto, se di origine naturale. Oggi si spera in un vaccino anche se esistono cure valide per la cura del Covid. Tuttavia ancor a oggi qualcuno muore di Coronavirus quindi  possiamo dire che la guerra al virus non sia ancora finita nonostante l’altalenarsi di periodi più o meno aggressivi. Auspico che il periodo estivo in genere caldo possa, come lo scorso, anno allentare la morsa del Covid regalandoci qualche mese di pace e serenità. Per coloro che desiderassero leggere il report delle università nella forma integrale sarà sufficiente cliccare sul seguente link sotto riportato che vi reindirizzerà al sito nel quale potrete leggere il report che devo ammettere essere piuttosto interessante, uno studio in grado di  rispondere in modo scientifico ad alcune domande più che lecite come: “Perchè il virus sarebbe tanto aggressivo nel nord Italia”?

Per poter leggere il report delle università cliccate su questo link:  https://www.simaonlus.it/wpsima/wp-content/uploads/2020/03/COVID19_Position-Paper_Relazione-circa-l%E2%80%99effetto-dell%E2%80%99inquinamento-da-particolato-atmosferico-e-la-diffusione-di-virus-nella-popolazione.pdf  

 

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