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Famiglie omo genitoriali e filiazione

Niente più “padre” e “madre” sulla carta d’identità dei minori, perchè tale dicitura non è rappresentativa di tutte le attuali legittime conformazioni dei nuclei familiari e dei correlati rapporti di filiazione. E’ questo il contenuto della sentenza n.9216 del 9 aprile 2025 con cui i giudici della Suprema Corte di Cassazione hanno respinto definitivamente il decreto ministeriale 31 gennaio 2019 a firma dell’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini (governo Conte I) che intendeva eliminare dai documenti dei minori la dicitura “genitore”, introdotta nel 2015 sotto il governo Renzi, sostituendola con le locuzioni “padre” e “madre” a difesa di un modello familiare tradizionale fondato sulla genitorialità biologica. Accogliendo le tesi sostenute dalle Associazioni per i diritti delle persone LGBT+, Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno, che a suo tempo avevano impugnato il decreto Salvini, i giudici della Suprema Corte hanno considerato “irragionevole e discriminatorio” privare il minore di un documento d’identità che non sia esattamente rappresentativo della sua reale composizione familiare.

Un solo figlio, due madri

Il riferimento, che muove verso nuclei familiari composti da coppie dello stesso sesso, procede direttamente dal caso che ha condotto alla sentenza della Cassazione, ovvero quello di un minore figlio di due madri -l’una biologica e l’altra di adozione- al quale veniva rilasciato un documento che non rispecchiava fedelmente la configurazione della sua realtà familiare. In forza del decreto Salvini, sulla carta d’identità del minore una delle due donne sarebbe dovuta comparire come “padre”: una distorsione della realtà dei fatti che, non solo avrebbe consentito alla madre adottiva un’indicazione inadeguata della propria relazione di parentela (“padre”) unitamente a una negazione della propria identità di genere, ma avrebbe impedito al bambino di possedere un documento che riflettesse correttamente il suo assetto familiare. Perchè scrivere “padre” e “madre” su un

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documento ufficiale quando esiste un genitore o un compagno dello stesso sesso, è certamente erroneo. E’ per questo che il Tribunale capitolino aveva disposto la sola indicazione del termine “genitore” sulla carta d’identità elettronica del minore in questione.

Realtà arcobaleno e relazioni famigliari

Dopo la L.76/2016 sulle unioni civili, con cui è stato conferito uno status giuridico alle coppie dello stesso sesso, anche il problema della filiazione in famiglie omogenitoriali è approdato ad un traguardo significativo: al genitore che ha fatto ricorso alla step child adoption -la procedura riconosciuta in Italia dall’art.44, lett.d, L.184/1983 che consente l’adozione del figlio biologico del partner- sono stati attribuiti gli stessi diritti del genitore biologico. E ciò deve trasparire anche dai documenti dei minori. Avere certificati che esprimono fedelmente la struttura familiare significa evitare problemi pratici in numerose situazioni quotidiane: iscrizioni scolastiche, viaggi all’estero, emergenze sanitarie. Ma al di là di questo, rappresentare non correttamente i rapporti di relazione in seno alla famiglia contribuirebbe a fornire dati personali non conformi alle risultanze dei registri da cui sono stati estratti, con la conseguente non validità della carta di identità del minore.

Omo genitorialità nel contesto formativo

Pur limitandosi alla questione specifica dei documenti d’identità, la sentenza della Suprema Corte di Cassazione rappresenta un importante passo in avanti verso l’allineamento dell’Italia agli standard europei più inclusivi: in tutta Europa, salvo pochi Paesi come l’Italia, la Polonia, l’Ungheria, i figli di coppie omogenitoriali vengono riconosciuti fin dalla nascita.
Si tratta certamente di una sentenza di portata storica, ma non di una rivoluzione del diritto; casomai, di un ritorno all’origine normativa. In un passato non troppo lontano, infatti, il Regio decreto n. 773/1931 recante il Testo unico delle leggi in materia di pubblica sicurezza, prevedeva all’art.3 che sulla carta di identità valida per l’espatrio rilasciata ai minori di età inferiore ai 14 anni fosse riportato il nome “dei genitori o di chi ne fa[cesse] le veci”. Tale formula era stata introdotta perché, già un secolo fa, per lo Stato italiano non tutti i bambini avevano un padre e una madre. Pertanto, era quella la dicitura che compariva all’epoca sui loro documenti di identità, e che dal 2015 è stata estesa alle carte di identità elettroniche.

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Rispecchiando il disposto costituzionale italiano che all’art.29 definisce la famiglia come una “società naturale fondata sul matrimonio” frutto dell’unione di un uomo e di una donna, il Testo Unico redatto in epoca fascista lasciava intendere quanto la doppia figura genitoriale maschile e femminile rappresentasse un fattore di completamento nella personalità del minore. Oggi, con il mutare dei tempi, abbiamo assistito ad un’evoluzione del costume sociale e, conseguentemente, del diritto.
A questo punto sorge spontaneo un interrogativo: è proprio vero che, per garantire l’armonico sviluppo educativo dei nostri figli, è necessaria l’integrazione tra il codice paterno e quello materno?

Figure e competenze genitoriali

Fino a pochi anni fa era generalmente condivisa l’idea che i bambini avessero bisogno di due figure sessualmente complementari, ossia di un padre e di una madre o, comunque, di due adulti di riferimento, uno di sesso maschile e l’altro di sesso femminile. Un’idea comunque smentita dalla realtà dei fatti, perchè, anche nelle famiglie eterogenitoriali, non sempre le relazioni procedono sui binari della normalità. Troppi sono i figli che, pur avendo come genitori due persone eterosessuali, risultano comunque ‘orfani’ di relazioni qualificabili come educative. Questa constatazione, universalmente condivisa dagli studiosi del settore, è ciò che oggi preoccupa maggiormente: per i pedagogisti ciò che affligge un’armonica struttura familiare non è tanto il genere dei due adulti di riferimento, quanto piuttosto l’aumento numerico dei cosiddetti ‘figli dell’abbandono’, ossia bambini psicologicamente ‘denutriti’ per il fatto di vivere rapporti superficiali o occasionali con genitori spesso costretti a delegare il proprio ruolo ad altri, persino -in casi estremi- agli strumenti di socializzazione di massa utilizzati come baby sitter.
E’ sulla base di queste considerazioni che tra i pedagogisti esiste oggi un ampio consenso sul fatto che la funzione genitoriale trascenda il legame biologico tra due individui: non bisogna essere necessariamente un padre o una madre per prendersi cura di qualcun altro, l’importante è che nei primi anni di vita si stabilisca una relazione stabile, calda e avvolgente, fondamentale non solo per la sopravvivenza del bambino, ma anche per il suo sviluppo cognitivo e socio-emotivo. La funzione genitoriale, infatti, può essere definita come un insieme di competenze complesse che consistono nella capacità di fornire cure, protezione e conforto ad un altro individuo che per età, livello di sviluppo e condizioni psicofisiche necessita di qualcuno che soddisfi i suoi bisogni primari, sia fisiologici che affettivo-relazionali. E’ per questo motivo che si è giunti a considerare la figura genitoriale nel senso più ampio del termine, ossia come ‘figura di accudimento’: i compiti di cura e di educazione messi in atto dal genitore nei confronti del figlio e rilevabili in seno alle interazioni quotidiane, fanno riferimento al fornire cibo, al sorridere, al prendere in braccio, al coccolare. La funzione genitoriale trascende il legame biologico tra due individui: non è necessario essere padre e madre per prendersi cura di qualcun altro. Ecco perchè gli esperti del mestiere sono oggi approdati alla convinzione che, per assicurare uno sviluppo armonico della personalità giovanile, deve essere garantita la stabilità del nucleo familiare e un clima affettivo positivo, indipendentemente dal genere dei due adulti di riferimento e dalla loro relazione affettiva. Perchè la genitorialità, che si caratterizza per l’atteggiamento volto ad amare, sostenere, prendersi cura, educare e guidare i figli naturali o acquisiti che compongono il nucleo degli affetti, non è solo un ruolo biologico, ma un processo relazionale che coinvolge l’adulto e il bambino, e ne influenza il suo sviluppo fisico, psicologico e sociale.

Evoluzione della genitorialità fra tutela e diritti

Oggigiorno non si parla più di famiglia, ma di famiglie che si differenziano nell’appartenenza etnica e culturale dei componenti così come nella composizione e nel genere. Nelle famiglie odierne è venuta meno la coincidenza tra sessualità, amore, procreazione e matrimonio che un tempo costituiva il fondamento della famiglia tradizionale: i nuovi modelli familiari risultano sempre più il frutto di una scelta ponderata, di un progetto responsabilmente condiviso dagli adulti coinvolti.
Tutto questo evidenzia una fedele corrispondenza con la realtà del momento, ma l’interesse del minore deve essere in ogni caso sempre tutelato. Anche il suo diritto di conoscere e vedersi riconosciute le reali origini biologiche e relazionali che non possono venir mascherate o giurisprudenzialmente appiattite dall’archetipo neutrale di “genitore”.

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Perchè, apparentemente rispettoso dei singoli casi, questo lessico omologante, riferito a due persone dello stesso sesso (l’una naturale, l’altra adottiva) qualificate entrambe come “genitori” quando sicuramente una delle due non lo è, concorre a disorientare il minore in seno al processo di costruzione e definizione della propria identità, uno dei temi centrali nella vita di ogni essere umano che consapevolmente si muove nelle spire evolutive della propria esistenza.


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Angela Gadducci
Author: Angela Gadducci

Angela Gadducci è una professoressa con incarico articoli per la sezione etica e società ma anche storia e cultura. Già Dirigente scolastica e Coordinatrice di Attività di Ricerca didattica presso le Università di Pisa e Firenze, è autrice di articoli e libri di politica scolastica. Significative le sue collaborazioni con le riviste Scuola italiana Moderna, Scuola 7, Continuità e Scuola, Rassegna dell’Istruzione, Opinioni Nuove, Il Mondo SMCE.

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