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La vicenda Nord Stream
Il gasdotto ricorda una bruttissima avventura a livello economico. Parlare di gasdotti sovviene la faccenda Nord Stream, quei famosi gasdotti deputati al trasporto del gas dalla Russia all’ Europa. Un grande aiuto cui per anni i nostri paesi europei hanno usufruito, anche per il prezzo molto conveniente che la Russia aveva determinato per l’export di questa materia prima tanto importante. Fatto è che da quando il Nord Stream 1 e 2 sono misteriosamente stati fatti brillare ecco che la situazione inizia a complicarsi per la Germania locomotiva d’Europa dai piedi d’argilla.

Subito il dito è stato puntato in direzione della Russia. Tramite l’arresto (in Italia) di un componente ucraino appartenente alla Task Force che a suo tempo avrebbe fatto saltare i gasdotti, si sarebbe scoperto un’implicazione dei servizi ucraini nella vicenda. Stando alle recenti scoperte i gasdotti sarebbero stati fatti esplodere dai servizi segreti ucraini, scatenando l’aumento dei prezzi dell’energia a sfavore della UE. La Germania quindi si sarebbe trasformata in uno stato problematico che oggi patisce le “pene dell’inferno” economicamente parlando. La Germania così, da locomotiva d’Europa sarebbe mutata rapidamente in una pesante zavorra per l’UE. Oggi la Germania si attesta come un paese fortemente indebitato che pesa sui suoi stessi abitanti oltre che sull’intera Europa.
Chi non ricorda i tempi in cui pochi anni fa, i politici del nord si divertivano a snobbare i paesi del sud Europa? Cose dell’altro mondo: mai dire mai! Le principali cause delle problematiche economiche tedesche? Il gas che proviene non certo dalla Russia e non più ai prezzi convenientissimi di un tempo, le scelte sbagliate fatte in merito al mercato dell’automotive. Questi sono i principali colpevoli dei problemi tedeschi, poi logicamente pesano l’idrovora mangiasoldi del conflitto ucraino, le sanzioni occidentali verso Putin che insperatamente sono tornate al mittente, senza neppure scalfire la Russia, anzi offrendole una nuova opportunità: i Brics, l’alleanza dell’Europa con la politica inglese legata alla finanza mondiale ashkenazita ma quello che pesa maggiormente è quello che da sempre ha pesato sulla Germania: i vertici di comando che per la maggior parte sono da vedersi in politici tedeschi solamente per cittadinanza ma originariamente ashkenaziti. Questi soggetti si son sempre serviti della Germania per creare scompiglio, instabilità, con lo scopo di rimanere sempre molto ben ancorati al potere. Per il potere avrebbero scatenato ben due conflitti mondiali.
Altri fattori che hanno minato la stabilità tedesca ed Europea sarebbero da vedersi nella malafede, nella sudditanza della UE verso certi “salotti”, nella dabbenaggine di una classe dirigente morente composta da “nani politici” che starebbe distruggendo i paesi dell’ Euroclub.
Nelle prossime righe la giornalista Teresa Monaco parlerà dei nuovi accordi Russia Cina in fatto di gasdotti e sugli impatti che l’accordo avrà sul mercato italiano.
Gasdotto Power of Siberia 2: l’intesa Mosca-Pechino e l’impatto sul mercato italiano
Dal vertice SCO 2025, Mosca e Pechino hanno siglato un accordo storico: la costruzione del Power of Siberia 2, un gasdotto da 50 miliardi di metri cubi annui che collegherà Russia e Cina attraverso la Mongolia. Oltre venti intese parallele consolidano l’asse energetico asiatico, lanciando una sfida diretta all’Occidente. Per l’Italia, la mossa apre scenari complessi ma anche nuove opportunità.

Contesto geopolitico e strategico
Durante il vertice della Shanghai Cooperation Organisation a Tianjin, Vladimir Putin e Xi Jinping hanno firmato un memorandum legalmente vincolante per il gasdotto Power of Siberia 2. L’infrastruttura, lunga oltre 2.600 km, porterà gas russo verso la Cina, ridisegnando gli equilibri energetici globali.
Accordi collaterali prevedono inoltre l’aumento delle forniture sulle pipeline già attive:
- Power of Siberia da 38 a 44 miliardi di m³ annui
- Rotta dell’Estremo Oriente da 10 a 12 miliardi di m³
Un mosaico di intese che consolida l’asse Mosca-Pechino come alternativa multipolare al dominio energetico occidentale.
I termini ancora da definire e le leve della Cina
Nonostante l’annuncio, restano nodi cruciali da sciogliere:
- Prezzo: Mosca promette tariffe “più vantaggiose dell’Europa”, ma Pechino mantiene il coltello dalla parte del manico.
- Finanziamenti: la cifra stimata si aggira sui 34 miliardi di dollari, senza chiarezza su chi sosterrà i costi.
- Tempistiche: la piena operatività richiederà anni, lasciando alla Cina margini di manovra strategica.
Questo equilibrio consente a Pechino di considerare il progetto come una carta geopolitica da giocare a piacimento, senza vincoli immediati.
Impatti sul mercato energetico italiano
L’accordo tra Mosca e Pechino non è un evento lontano: le sue conseguenze si riflettono anche sull’Italia, che importa ancora gran parte del proprio fabbisogno di gas e deve confrontarsi con un mercato energetico sempre più instabile. Ecco i principali effetti possibili:
Conseguenze potenziali
Descrizione:
- Riduzione della domanda LNG cinese
- Minore acquisto di GNL da USA e Qatar, con effetti sui prezzi globali.
- Possibile calo dei prezzi spot
- Eccesso di offerta sul mercato che potrebbe favorire l’Italia, ma dipende dai contratti.
- Maggiore volatilità
- Rafforzamento dell’asse russo-cinese che introduce nuove incertezze per l’Europa.
- Spinta alle rinnovabili
Incentivo a ridurre la dipendenza dal gas accelerando investimenti verdi.
Perché l’Italia deve prestare attenzione

L’intesa tra Russia e Cina non ha solo implicazioni globali: per l’Italia rappresenta un campanello d’allarme. Nonostante i progressi nella diversificazione, restano vulnerabilità strutturali e al tempo stesso opportunità da cogliere per rafforzare la sicurezza del mercato energetico nazionale, soprattutto in vista delle sfide del mercato libero.
Dipendenza residua da Mosca: nonostante la diversificazione, restiamo esposti alla volatilità politica ed economica – la partnership russo-cinese accentua questa vulnerabilità.
Scenario europeo frammentato: mentre altri Paesi puntano su strategie diversificate, l’Italia rischia di restare indietro se non accelera nella transizione energetica.
Opportunità strategiche:
- rafforzare la produzione interna di biogas, idrogeno verde e rinnovabili;
- negoziare contratti flessibili e indicizzati in modo più aggressivo;
- ripensare il mix energetico e la resilienza infrastrutturale.
- Costo della luce e fornitori di energia elettrica: le lezioni per l’Italia
L’intesa tra Mosca e Pechino sul Power of Siberia 2 segna un passaggio storico nella geopolitica dell’energia. Per l’Italia non si tratta solo di osservare gli equilibri globali: il costo della luce e le scelte del giusto fornitore di energia elettrica diventeranno sempre più legati agli equilibri internazionali. Il futuro della sicurezza energetica nazionale dipenderà dalla capacità di accelerare la transizione alle rinnovabili, rafforzare la resilienza del sistema e garantire stabilità a famiglie e imprese nel mercato libero.
Fonte: https://www.papernest.es
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