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Come abbiamo affermato in precedenti articoli, è necessario comprendere che l’umanità viva su un pianeta in continuo e naturale cambiamento. Guai al genere umano se così non fosse, probabilmente sarebbe un pianeta morto e di conseguenza anche gli esseri viventi presenti su di esso morirebbero inesorabilmente. Ricordiamo che alcune teorie espresse da uomini di scienza, opinioni che penso non siano assolutamente trascurabili, ma a loro volta derivanti da studi, ricordano appunto questo concetto, assolvendo in buona parte l’azione umana da quanto è l’inquinamento industriale. Certamente il pianeta Terra potrebbe essere più pulito e su questo nulla da dire. Non intendiamo negare il fatto che un certo tasso di inquinamento la civiltà umana non lo porti, tuttavia, come dicono appunto alcuni uomini di scienza l’attività umana non è la principale responsabile dei cambiamenti climatici.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Sappiamo ad esempio che qualche anno fa si spostò l’asse terrestre di alcuni centimetri. Potrebbe sembrare un particolare insignificante mentre in realtà non lo è affatto, come non è affatto da trascurare il fatto che nel nostro sistema economico alcuni mercati di base siano per forza di cose saturi, come ad esempio il mercato dell’automobile che prenderemo come esempio per spiegare un secondo concetto. Se riuscissimo a fare in modo di far cambiare l’automobile a tutti i cittadini occidentali dirottando i gusti della clientela sull’elettrico, apriremmo un nuovo tipo di mercato che per parecchi anni proseguirebbe sino alla fisiologica saturazione. In quel momento sarà necessario quindi inventarsi qualcosa di nuovo per ricominciare a far girare ancora una volta in positivo il sistema economico e quindi offrire lavoro. Ho preso come esempio il mercato dell’automobile ovviamente ma questo concetto sarebbe proiettabile su tutti i mercati. A mio parere questo è il vero motivo per il quale oggi spiri un nuovo vento green che cercherebbe di fare cambiare la mentalità all’ umanità intera. Comunque sia credo che se si riuscisse ad impegnarsi per inquinare meno sarebbe un grande vantaggio, il fatto è che per potersi spostare con un qualsiasi mezzo sia a combustibile fossile che elettrico o per poter comunque mettere in funzione un motore, con le conoscenze di oggi, è ancora necessario bruciare energia e produrre il fabbisogno energetico necessario per il funzionamento dell’attuale sistema di civiltà umana. Per vivere l’uomo è fisiologico che inquini. Nessuno può avere la “botte piena e la moglie ubriaca”. Detto questo è semplice capire che è necessario trasformare qualcosa, bruciare qualcosa per produrre energia. Una vettura brucia gasolio per funzionare, una vettura elettrica consuma energia elettrica che viene comunque prodotta per la maggior parte bruciando carburanti fossili nelle centrali, pertanto nulla cambia, cambia solamente il fatto che i gas di scarico non saranno più concentrati in città ma fuori porta. Perché per l’ennesima volta starei spiegando questo concetto? Beh per il fatto che ho una bella notizia da darvi. Dopo tanti anni il famigerato buco nell’ozonosfera concentrato sull’ Antartide si sarebbe recentemente chiuso. Un tempo si disse che l’attività umana avrebbe prodotto questo strano fenomeno ma non è proprio così. L’attività umana non ha certamente aiutato, ha fatto la propria parte ma il fenomeno sarebbe dovuto ad altre cause principali.

Foto di Markus Distelrath da Pixabay

La porzione di ozonosfera “bucata” quindi ricomincerà a filtrare i raggi solari evitando quindi che colpiscano la fragile pelle dell’uomo oltre che le specie animali e vegetali. Come vedete viviamo in un pianeta assolutamente vivo ed in cambiamento continuo nel quale accadono talvolta cose inspiegabili che in seguito spesso vengono regolarmente ripristinate naturalmente. Certamente avranno aiutato le leggi sul bando dei CFC tuttavia credo che la natura si sia arrangiata a riparare la cappa di ozono ferita. Il famigerato buco nell’ozonosfera si sarebbe chiuso a dicembre del 2020.

ANSA: Il buco dell’ozono antartico da record del 2020 si è chiuso alla fine di dicembre “dopo una stagione eccezionale a causa delle condizioni meteorologiche naturali e della continua presenza di sostanze che riducono lo strato di ozono nell’atmosfera”. Lo comunica l’organizzazione mondiale della meteorologia (Omm-Wmo) ricordando che era cresciuto rapidamente da metà agosto scorso, raggiungendo il picco di circa 24,8 milioni di chilometri quadrati il 20 settembre, diffondendosi su gran parte del continente antartico. L’Omm ricorda che “è stato il buco più duraturo e uno dei più grandi e profondi dall’inizio del monitoraggio 40 anni fa”. Il famoso Buco sarebbe stato provocato (oltre che aiutato in parte da comportamenti umani errati) soprattutto da un vortice polare molto potente stabile e freddo oltre che da temperature gelide concentrate nella stratosfera quella porzione di cielo che va dai 10 ai 50 km di altitudine. A provocare il buco sarebbero stati gli stessi fattori che avrebbero provocato lo stesso fenomeno nell’ ozono dell’ Artico nel 2020.

Foto di jwvein da Pixabay

In questo caso è necessario che l’umanità faccia la propria parte e si ponga a fianco della natura per aiutarla. Con il proprio impegno e con la propria conoscenza in futuro forse sarà possibile, lavorare rispettando gli equilibri naturali che ci permettono di vivere mantenendo quell’habitat molto fragile ma perfetto particolarmente adatto ad offrire un ambiente in cui la vita possa proseguire.

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Nicola Migliorini
Author: Nicola Migliorini

Nicola Migliorini è Direttore Responsabile del media www.mondooggi.com, blogger, giornalista generalista con incarico a 360 gradi.

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