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Ne sono perfettamente cosciente. A voler guardare è una storia, trita e ritrita, tuttavia per il fatto che le giovani generazioni non sono molto portate alla tradizione, spesso perchè oggi si tende a sognare meno e l’importanza delle tradizioni, spesso non è stata loro insegnata a dovere, faremo un breve viaggio nel tempo entrando nel vivo, nella storia, della 1000Miglia. La 1000Miglia oggi è a mia opinione l’evento più bello e grandioso di cui oggi Brescia può vantare. La 1000Miglia è anche quell’evento che ha permesso di conoscere Brescia in tutto il mondo. Per questo dedichiamo sempre tante parole alla “Corsa più bella del mondo”, dopotutto un evento vive fino a che se ne parla. Quando ci si stencherà di parlarne, molto presto l’evento intertessato morirà inesorabilmente.
L’idea della 1000Miglia è nata un po’ come una ripicca all’avventura del Gran Premio d’Italia nato nel 1921 a Brescia, che venne spostato dopo pochissimi anni a Milano per il trasferimento del creatore bresciano, nella capitale lombarda dove rapidamente si evolverà nel “circuito di Monza”, la città brianzola in cui le F1 sfrecciano velocissime ancora oggi. Il circuito di Monza a rigor di logica, avrebbe dovuto essere costruito a Brescia, tuttavia non era scritto che la Leonessa dovesse avere un circuito di F1. Dato il carattere dei bresciani, che da sempre non sono molto disposti a perdere “terreno”, da una porta chiusa si spalancherà un portone. Nascerà dopo pochi anni una gara ancor più affascinante, vincente, intramontabile. Una corsa di velocità su strade libere che esordirà nel lontano 1927: la 1000Miglia. La 1000Miglia diverrà talmente importante da essere spesso molto ambita dai grandi piloti di allora e dalle stesse case automobilistiche. Per i driver di quei tempi la 1000Miglia ha rappresentato un trampolino di lancio, per i piloti affermati come Nuvolari, l’occasione per mantenere il proprio scettro ma anche per trasformare la gara in un vero e proprio spettacolo, in grado di entusiasmare i propri fans.
Potrei accostare la corsa ai giochi che si svolgevano nell’antica Roma, quando le folle andavano in delirio, quando il popolo osannava il proprio eroe. La 1000Miglia mi ricorda la celebre corsa delle bighe del capolavoro cinematografico Ben UR. Purtroppo la gara, a quei tempi di velocità, verrà definitivamente chiusa nel 1957 a causa del famoso incidente avvenuto a Guidizzolo e molto ben descritto nel recente film “Enzo Ferrari”.
Alfonso De Portago
Alfonso De Portago, un pilota di origini nobili, intrepido, giovane, latin lover, sportivo, diverrà il triste protagonista di quella spiacevole vicenda, l’ultima avventura della 1000Miglia. Non accosterei il pilota spagnolo all’incapacità nella guida, anzi, il nobile sportivo iberico, campione olimpionico di varie discipline sportive fra cui il bob, ippica, golf e pilota automobilistico, le vetture da corsa le sapeva pilotare molto bene. In verità in quei momenti in cui il tempo stava per fermarsi, De Portago stava per vincere la gara in quel fatidico 1957. La sua capacità era ai massimi livelli come pure l’adrenalina. Tutto era a suo favore, era in testa, la vittoria era in pugno, Brescia e il traguardo, era a pochi chilometri da Guidizzolo. La strada tipicamente padana era dritta e larga, costeggiata da grandi alberi. Lui voleva vincere, quindi ci dava dentro schiacciando sull’acceleratore della sua potente Ferrari, rossa come “el capote di un torero”, dopotutto il vantaggio sull’inseguitore era molto buono. Il pilota doveva domare la propria Ferrari come pure dominare la corsa, un po’ come il torero domina il toro furioso nell’arena.
La 1000Miglia di velocità
In quegli anni la gara si svolse ben 24 volte dal 27 al 57 con una pausa dalla dodicesima edizione nel 1938. Anche in questo caso a fare da “ago della bilancia” sul proseguimento della 1000Miglia, sarà un incidente a Bologna, quando una Lancia Aprilia uscirà di strada coinvolgendo dieci spettatori, fra cui sette bimbi e un totale di ventitrè feriti. In quel frangente Benito Mussolini dovette intevenire vietando le gare automobilistiche su strade libere ad eccezione del 1940 anno in cui in Italia un’altra gara antecedente alla nascita della 1000Miglia inizierà a conquistare il cuore degli appassionati di automobilismo: il Gran Premio d’Italia. Nel 40 il GP d’Italia si svolgeva su un circuito triangolare in cui le vetture da corsa toccavano Brescia, Mantova e Cremona. La gara si correva su nove giri fino ad arrivare a percorrere un totale di 1000Miglia. Il percorso del GP d’Italia era trasformato in una sorta di circuito da F!, un percorso sempre uguale sul quale le auto percorrevano un certo numero di giri ma su strade libere. Dal 41 al 46 il settore delle gare automobilistiche prenderà una lunga pausa a causa della guerra ma al termine del conflitto, le gare riprenderanno rapidamente il proprio corso temporaneamente interrotto. A causa dei vari incidenti causati dalle gare automobilistiche su strade pubbliche, l’opinione pubblica e quindi gli organi di informazione, inizieranno a mattersi di traverso, provocando la chiusura di grandi e blasonate corse, come la “Carrera panamericana” e tante altre gare europee. Dopotutto gli incidenti si moltiplicavano non solo in Italia, anche all’estero. Era inevitabile. Le automobili iniziavano ad essere molto veloci, avevano raggiunto un traguardo tecnologico molto importante confronto alle vetture anteguerra. I piloti correvano per vincere, per far carriera. Le case automobilistiche per emergere e vendere più veicoli sportivi.
Insomma gli anni per le gare di velocità su strade libere stavano rapidamente avviandosi verso il tramonto, fino al fatidico 1957 in cui il tempo si fermò, in cui accadde l’ultima tragedia cui la 1000Miglia divenne triste teatro ma torniamo alla 1000Miglia di quell’anno fatidico.
De Portago e Taruffi
Quella 1000Miglia era una gara lunga, estenuante, i riflessi dovevano essere sempre perfetti per poter pilotare ore ed ore sotto il sole e l’acqua, la macchina a tutta velocità fra campi e città, strade talvolta non perfette, magari a tratti sterrati e lastricate di sanpietrini, persone che potevano balzar fuori all’improvviso dai margini della strada divenuta una pista automobilistica. Le persone correvano festanti ai bordi delle strade quando sentivano il rumore del rombo dei motori, per vedere sfrecciare i bolidi pilotati dai propri eroi. De Portago era in testa. Per lo spagnolo era una novità, un’occasione da non pardere che l’avrebbe catapultato nell’olimpo dei piloti più grandi al mondo. Lui correva per vincere, doveva assolutamente vincere per farsi onore in quella 1000Miglia.
Dopotutto per Ferrari il pilota iberico era una novità. Il nobile spagnolo sapeva guidare molto bene sui rettilinei. La guida del pilota era vincente essendo propesa a prendendere istintivamente le curve in velocità, in uno stile di guida che ricordava moltissimo quello di Varzi. Quando il destino si mette di traverso, tuttavia la maestria passa in svantaggio. Un dettaglio metallico di delimitazione stradale taglierà la gomma della Ferrari di De Portago nel rettilineo più veloce, facendo decollare il veicolo e provocando di conseguenza la tragedia che tutti conosciamo e che è testimoniata in quel preciso punto a Guidizzolo da un monumento marmoreo. La 1000Miglia del 57 sarà vinta da Piero Taruffi sempre pilota della scuderia Ferrari che guadagnava terreno in coda allo spagnolo, segnando l’ultima vittoria per la 1000Miglia di velocità che verrà ripresa in seguito nel 1977 come la gara di regolarità che tutti oggi conosciamo.
La superstizione
Una curiosità la potremmo vedere nel numero 7, un numero che accompagna dall’anno di nascita la 1000Miglia di velocità (1927) e che si ripresenta nell’anno della morte della gara di velocità (1957) per poi ricomparire nell’anno della rinascita come gara di regolarità (1977). Un caso? Forse si e forse no. Una coriosità che è simpatico stigmatizzare, un particolare che son certo affascinerà gli appassionati della numerologia. Certo è che la 1000Miglia che in quegli anni si disputava in un giorno doveva avere un fascino davvero particolare. Devo ammettere tuttavia che fascino lo ha mantenuto anche oggi, pur essendo una gara più tranquilla in cui la precisione nella tenuta dei tempi, il calcolo al centesimo di secondo, sono il requisito fondamentele per vincere la gara.
La gara di oggi
Oggi la 1000Miglia non contiene più solamente la componente competitiva della regolarità ma anche quella ludica, turistica. La corsa, svolgendosi in più giorni da Brescia a Roma su un percorso variabile di anno in anno, offre la possibilità ai piloti ed al seguito, di deliziare il proprio spirito assorbendo la cultura, la storia millenaria cui l’Italia è la culla. Devo ammettere che molti equipaggi soprattutto stranieri partecipano alla gara anche per gustare l’italianità a bordo delle proprie prestigiose vetture, veri e propri gioielli testimoni della storia, della capacità artigianale e meccanica e dell’evoluzione in campo autmobilistico.
Brescia
Brescia quest’anno dall’11 giugno al 15 diverrà una vera e propria “Brescia da bere”. La città lombarda sarà trasformata, la città padana, simbolo delle gare più belle d’Italia, della produttività italiana, simbolo dell’artigianato italiano, simbolo delle persone della zona, forse un po’ scorbutiche ma con un cuore immensamente grande, con un modo di fare “sempre alla velocità di una Ferrari” come fossero sempre in pista, tornerà ad essere la città dei sogni, per merito di questa gara, la 1000Miglia, quel sogno vivente che in seguito il Patron della Ferrari, Enzo, definirà come la “Corsa più bella del mondo”.
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