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Proseguiremo con la rubrica dedicata alle automobili leggendarie ed alla 1000Miglia, “la corsa più bella del mondo”, tanto per “rispolverare” il noto nome con cui il  mitico personaggio Enzo Ferrari descrisse la 1000Miglia. Il 30 giugno del 1956 fu un anno molto doloroso per il patron della Ferrari, per il fatto che quell’anno il fondatore del marchio dal cavallino rampante perse l’amato figlio Dino, il figlio prediletto. Alfredo Ferrari (Dino) nacque nel 1932 e contrariamente a quanto spesso accade per alcuni “figli d’arte” ereditò dal padre una grandissima passione per l’ automobilismo. Possiamo affermare con assoluta certezza che Dino avrebbe avuto un grande avvenire nell’azienda di famiglia, che in quel periodo era già lanciata nella produzione di un vero e proprio mito. Le caratteristiche caratteriali di Dino si sarebbero ben adattate all’ automobilismo ed alla gestione dell’azienda, avendo indubbiamente ereditato dal padre Enzo la grandissima passione per l’automobilismo e per la tecnica di progettazione delle autovetture sportive.  Il giovane Ferrari in effetti era in possesso di caratteristiche davvero promettenti come un’ innata passione per le automobili ma anche uno spirito analitico ed un talento tecnico come pochi. Tutte caratteristiche caratteriali che avrebbero decretato per il giovane talento della meccanica come il degno sostituto di Enzo.

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Il destino tuttavia talvolta è davvero crudele, anzi direi beffardo. Dino si ammalò molto presto di distrofia muscolare. Nonostante la malattia il giovane Ferrari cercò di combattere come poteva quindi volle rimanere attivo sino alla fine. Purtroppo Dino a soli 24 anni se ne andò per l’aggravarsi della patologia che lo affliggeva da tempo. Il padre quindi decise di mantenere vivo il nome del figlio prediletto fondando il marchio Dino in suo ricordo. Un modo per ricordarlo ogni giorno tramite le macchine, la passione di un padre geniale e di un figlio che avrebbe dovuto proseguire per la strada del genitore, magari imprimendo novità progettuali dovute alla giovinezza ed alla freschezza delle proprie realizzazioni tecniche. Effettivamente la Ferrari realizzò automobili meravigliose in onore di Dino. La vita di Enzo fu una vita davvero straordinaria  per vari aspetti. Enzo fu un po’ di tutto riguardo al mondo dell’automobilismo, da pilota a team manager Alfa Romeo, poi costruttore con la Avio Costruzioni ed in seguito con Ferrari. Insomma stiamo parlando di un personaggio a tutto tondo in ambito automobilistico, non solamente geniale costruttore ma navigato esperto di automobilismo in tutte le proprie sfaccettature. Enzo fu un costruttore di automobili non da poco conto, un uomo che riuscì a dare vita a veri ai propri sogni su quattro ruote, le Ferrari, quelle automobili sportive che con il tempo diverranno icone del lusso e della velocità. Purtroppo il Drake non riuscì forse ad immaginarsi la propria grandezza, non ebbe forse la consapevolezza esatta di ciò che avesse realizzato. Enzo fu un personaggio dal carattere davvero particolare, competitivo, estremamente pragmatico ma esageratamente ambizioso. Lo scopo di Ferrari possiamo dire con certezza fosse  arrivare alla supremazia nell’automobilismo e devo ammettere che riuscì nel proprio intento. Dice un antico adagio  che “chi l’ha dura la vince” in effetti per Enzo Ferrari fu un susseguirsi di successi che lo portarono al divenire il costruttore del più blasonato prodotto in assoluto in ambito automobilistico. Se parlassimo di musica Elvis Presley fu l’artista che rivoluzionò il mondo musicale, Enzo Ferrari fu l’imprenditore che rivoluzionò il mondo dell’ automobilismo. Ferrari produsse tuttavia anche potenti vetture ma di tipo stradale. Questo avvenne per una scelta obbligata. Le vetture stradali erano le sole in grado di offrire ad Enzo il denaro necessario da poter investire nel settore sportivo, quello delle vetture da corsa, denaro utilizzato anche per combattere nelle migliori gare automobilistiche al mondo. A conferma di quanto detto, alcune delle frasi celebri dell’imprenditore emiliano fu “l’auto più bella è quella che vince!” ma anche “il secondo è il primo dei perdenti!”. Queste frasi tipiche di Enzo Ferrari non lasciano spazio all’errore ma neppure all’interpretazione. Lui doveva e voleva per forza di cose essere il migliore e diverrà il migliore. In quei tempi i piloti erano molto diversi da quelli odierni. In quei periodi un grande pilota doveva avere caratteristiche molto particolari. Una delle prime era rischiare la vita ma essere anche un esperto meccanico. Non esisteva l’elettronica in grado di aiutare il pilota ad uscire da numerose difficoltà ma il pilota era il vero e proprio eroe del momento e doveva essere in grado di portare la vettura alla vittoria ad ogni costo pur di accontentare il proprio marchio ma anche il pubblico. Enzo Ferrari viveva con questo concetto di pilota e ad essere sinceri di piloti considerati spesso come figli ne ha visti tanti passare a miglior vita per aver forse troppo osato. Lui era nato in quel periodo e da quel periodo aveva imparato la competitività vera, ad ogni costo e la stessa competitività veniva pretesa dai propri piloti ma torniamo a Dino, l’ennesimo figlio perso, quello vero, quello tanto amato, quello sul quale certamente ha tanto sperato progettando un futuro nell’amato settore automobilistico. Il destino non fu “morbido” con Enzo, tutt’altro, gli strappò quel figlio promessa della progettazione che avrebbe dovuto continuare la passione del padre. Con il passare del tempo era sempre maggiore la consapevolezza che qualcosa non andasse proprio nella salute di Dino che iniziava a dimostrare una certa lentezza nel movimento legata ad una fatica fisica tremenda.

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Dai sintomi alla diagnosi il passo fu breve. A Dino fu diagnosticata la distrofia di Duchenne, una malattia per la quale almeno a quei tempi non esisteva alcuna cura. La salute del figlio di Enzo Ferrari, Dino, proseguì quindi vero una parabola decadente tuttavia la passione per le automobili continuò vivace in Dino, anche quando venne costretto dalla malattia a passare le giornate allettato. Nonostante le difficoltà dovute allo stato di salute, Dino discuteva con Enzo e con Vittorio Jano su tante tematiche migliorative sia per l’azienda che per le Ferrari, fino al 30 giugno del 1956 anno in cui Dio decise di chiamarlo a se. Il Padre Enzo Ferrari fu molto scosso, molto colpito ed addolorato per la morte dell’amato figlio tanto da dedicargli un’ intera “famiglia di motori” oltre che una serie di vetture meravigliose che portano il nome di Dino Ferrari. A posteriori la morte del figlio prediletto Enzo Ferrari organizzò numerose iniziative per incentivare le ricerca sulla malattia del figlio. Dino nella propria breve vita diede inizio a geniali invenzioni tecniche applicate sulle Ferrari, come i volumi della carrozzeria da lui tracciati per la 750 Monza che in seguito venne prodotta in pochissimi esemplari (qualche decina) da Scaglietti. Anche in tema di motori Dino non era un tecnico da poco conto nonostante la giovane età. Il giovane Ferrari contribuì al progetto iniziale del 6 cilindri a V di 65°. Da questo progetto nacque nel 1955 un nuovo propulsore assolutamente innovativo 1,5 Litri dedicato alla F2 munita da V stretta per un maggiore sfruttamento degli spazi nel vano motore. Un anno dopo la morte di Dino 1956 nascerà il motore Dino 156 con il quale la nuovissima Ferrari 156 F2 iniziò a correre al GP di Napoli nel 1957. Nel 1965 Ferrari iniziò a prendere accordi con la Fiat per il nuovo marchio automobilistico Dino. Da questo progetto nascerà la 166 P che correrà alla 1000 Km di Monza. Nel 1968 una 166 F2 recante il marchio Dino vinse il GP di Hockenheim.

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Questo per quanto riguarda le gare automobilistiche che videro protagoniste la nuove Dino. Dalle corse alla strada il passo è veramente breve. Nel 1968 si iniziò a produrre la 206 GT con il contributo del designer Leonardo Fioravanti. La storia di Dino Ferrari devo ammettere avermi colpito da sempre anche per la combattività di Dino che fino all’ultimo decise di non lasciarsi andare, ricordando la tempra di Enzo, comportandosi come un vero eroe di fronte ad una malattia invalidante. Potrei paragonare Dino ad uno dei tanti campioni che si sono avvicendati nella scuderia Ferrari, campioni dell’ automobilismo che hanno dato tutto, sino all’ultimo, rendendo il brand Ferrari unico ed inimitabile, contribuendo a consolidare, nel tempo la Ferrari, un vero e proprio mito unicamente italiano.

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Nicola Migliorini alias ADMIN è Direttore del blog WWW.MONDOOGGI.COM decide cosa e quando pubblicare, è un giornalista con incarico a 360 gradi

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