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“Non penso che siano i nostri film degli anni ’80 ad aver fatto male ai ragazzi: noi infondevamo ottimismo. Oggi pare sia sbagliato anche essere ottimisti”
Jerry Calà, su GQ.com, 2014

 

Ogni epoca interessante penso formi il proprio fenomeno di massa. Oggi a distanza di poco più di quarant’anni parleremo di un fenomeno culturale che nei mitici anni 80 ha dominato in Italia per più di un decennio. Prima di descrivere il fenomeno culturale divenuto icona di quegli anni proporremo un breve riepilogo di cos’erano gli anni 80 per l’Italia. Se non spiegassimo brevemente l’Italia di quel periodo, difficilmente riusciremo a comprendere appieno quanto narreremo nelle prossime righe. Quel mitico decennio fu per la nazione italiana una sorta di affermazione economica nel mondo. In quegli anni se non erro l’Italia era una delle principali potenze economiche mondiali, uno degli stati più importanti al mondo sia politicamente che economicamente. In quel periodo Craxi arrivò a negare un “favore” agli americani in merito ad una richiesta di estradizione e forse questo episodio pesò gravemente sul futuro politico del leader socialista. L’Europa dei popoli o meglio, la falsa Europa dei popoli non esisteva ancora ed ogni stato era a se stante. L’Italia degli anni 80 viveva un periodo davvero felice fatto di assestamento economico, dovuto ad un grande lavoro

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svoltosi nel trentennio precedente, quando per la ricostruzione di una nazione uscita semidistrutta dal pesante conflitto mondiale terminato nel 1945, l’Italia, ha dovuto rimboccarsi le maniche adoperandosi attivamente nella ricostruzione di tutto ciò che era andato perduto. La conseguenza di tale periodo fu la nascita del famoso boom economico. Gli anni 80 a mio avviso potrebbero essere considerati il periodo dell’affermazione dell’economia italiana non solo dal punto di vista economico ma anche culturale. Il lavoro non manca negli anni 80. Il benessere è palpabile anzi, la popolazione italiana è bene o male quasi completamente immersa nel benessere. Se c’è una cosa che non manca in quegli anni è il lavoro e di conseguenza il denaro. Piccole e medie imprese investono, si mettono in gioco, l’export vola, piccole e medie realtà aziendali aprono ogni giorno e fiumi di denaro vengono calamitati dal Governo, che guidato da politiche ancora volte verso un certo sviluppo, almeno in parte, cercano di migliorare ulteriormente la situazione ed i servizi dello stato. La prima generazione di “baby boomers” (i nati nel dopoguerra) ormai sono imprenditori affermati hanno costruito il benessere ed in seguito le loro famiglie, di conseguenza hanno avuto dei figli. Tuttavia quando il denaro è tanto anche gli affari sono grandi, ed a questo punto viene rispolverato un antico sistema per poter finanziare la politica: il metodo delle tangenti. Le tanto demonizzate tangenti? Non è una novità la tangente. La tangente esiste dalla notte dei tempi, anche oggi, la tangente non è mai morta. Il metodo è vecchio come il mondo tuttavia in quei tempi, parte del denaro percepito per finanziare i partiti, spesso veniva reinvestito in Italia quindi poteva essere da un lato sfruttato positivamente, per il fatto che alla fine contribuiva ad offrire lavoro alla popolazione. La “bolla” di mani pulite non era ancora

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scoppiata. “Tangentopoli” esplose nei primi anni 90 quando a mio parere qualcuno decise di cambiare gli asset della politica italiana, quando qualcuno decise di cambiare, impoverire, la nazione per farla entrare nel costosissimo club UE tenendo la sempre più temuta Italia “sotto scacco” economicamente. Il nostro gramo futuro fu deciso negli anni 90 ma torniamo al fenomeno culturale di un decennio prima. Il popolo italiano in quegli anni viveva quindi un periodo felice e lo dimostrano i generi musicali di quel decennio ed i figli dei baby boomers divengono protagonisti. La spensieratezza dei giovani era davvero palpabile. Credo che la musica sia lo specchio più sincero degli usi e costumi di un popolo in quel preciso periodo e la musica di quegli anni lo dimostra. Nelle nostre città le “grandi compagnie” giravano fino a notte fonda, di bar in bar, indisturbate, divertendosi, spendendo denaro, senza che la delinquenza potesse minacciare la loro serenità. Insomma era un’Italia ben diversa da quelle macerie dell’ Italia che fu, a cui oggi assistiamo senza fiatare. Milano era la “Milano da bere”, capitale mondiale della moda ed il simbolo dell’ imprenditoria italiana. Roma la vera “caput mondi” immersa nella propria bellezza artistica, dove fra un “giro di valzer” ed una cena fra amici si decidevano leggi e metodi. La leggenda vuole che a Milano, in Piazza Liberty, un gruppo di giovani accomunati da una certa simpatia per la destra extraparlamentare, inizino inconsapevolmente un fenomeno, che in seguito dominerà il decennio 80. Un fenomeno culturale in cui la moda, gli accessori, le moto, le auto, i media ed il cinema diverranno supporto attivo. Nascono fumetti come “Il Paninaro”, film come Yuppies. In quegli anni la militanza politica, nonostante la fine degli anni di piombo che caratterizzarono gli anni 70 è ancora forte, come pure il tifo negli stadi che in questo caso divengono protagonisti dell’ embrionale fenomeno culturale, partito da Milano verso la conquista dell’ Italia intera. Nascono così i “Paninari”. Chi non si ricorda questi giovani ragazzi “firmati dai calzini alle mutande” figli dell’Italia del benessere economico a bordo delle propri scooters oppure moto Zundapp, Honda e delle Volvo 850 o VW Golf ? Penso che i cinquantenni di oggi o sono stati Paninari o quantomeno avranno vissuto con interesse quei momenti, riuscendo a comprendere di cosa si parli. Tutto ebbe inizio in Piazza Liberty quando un gruppo di amici creano una piccola compagnia inconsapevoli di quando stavano per “scatenare”. Tutti sono vestiti con bomber verde oppure nero o blu con accenni al paramilitare. Il tutto è indossato in modo assolutamente casual, risvoltato, fodera trapuntata arancione in vista. A dettar legge a livello di scarpe saranno quello che diverrà il mito paninaro ovvero le scarpe degli agricoltori americani, le “inossidabili” Timberland ma anche gli stivali Durango ed altri brand del momento.

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I Roy Rogers come Jeans“: Anche i Roy Rogers o i mitici Levis 501 lanciati da Nik Kamen in un noto spot la fanno da padroni assieme ad altri brand come Charro, Americanino, Stone Island ed altre marche considerate top negli anni 80. In quel decennio prendono piede nell’ ambiente paninaro i giubbotti paramilitari Avirex o gli Schott. La pettinatura di questi giovani che ascoltano gli Europe, gli Spandau Ballet è alla moda dei gruppi musicali preferiti. Capelli lunghi e lisci a livello della nuca con frangione sulla fronte come il leader degli Spandau Ballet per capirci. Il ritrovo preferito dai “Paninari” è appunto un bar panineria “Il Panino”. Loro non sono i soliti anticonformisti, quei “sinistroidi” degli anni 70 ma sono la next generation del decennio successivo ovvero l’opposto ai protagonisti delle proteste studentesche guidate dalla sinistra di allora. I Paninari erano i protagonisti incontrastati di quegli anni, gli anni 80. Come ritrovo preferito nella capitale economica, Milano i “Paninari” scelsero l’elegante San Babila. Il “Paninarismo” ha saputo imprimere un segno nella società giovanile di allora, arrivando anche ad influenzare i costumi fuori dai confini nazionali. Il primo comandamento del paninaro era l’estetica, il secondo l’appartenenza alla grande compagnia, l’amicizia pura. La compagnia in genere era una “grande compagnia” fatta di decine ragazzi e ragazze “sullo scooter sempre in due” come recita il testo di una nota canzone. La compagnia si faceva carico anche delle problematiche del singolo soggetto, era pronta a correre in soccorso del singolo componente. Il Paninaro non era mai lasciato solo, la compagnia era sempre al suo fianco. Unica minaccia alla serenità del paninaro?

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Incontrare un gruppo di “sballoni”, in questo caso si rischiavano le liti. Un fenomeno davvero particolare partorito dall’ Italia frizzante e serena di quei tempi, un fenomeno che sembrava non tramontare mai ma che al contrario, come accadde per il fenomeno musicale della meravigliosa discomusic, sparì quasi di colpo. “I giovani rampanti di successo” (prima paninari e poi Yuppies), un fenomeno culturale dal fascino davvero misterioso che purtroppo dagli anni 90 mutò rapidamente assieme alla nazione che li ospitava, lasciando di quella “moda” solamente un gran bel ricordo ma anche una grande nostalgia.

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Nicola Migliorini
Author: Nicola Migliorini

Nicola Migliorini è Direttore Responsabile del media www.mondooggi.com, blogger, giornalista generalista con incarico a 360 gradi.

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