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di Giovanni Alborghetti
Sempre per parlare di automobilismo, la grande passione dei bresciani, proprio in questi giorni si è tenuta la fiera delle Spyder e cabriolet presso il Centro Fiera di Montichiari. Devo ammettere, che pur trattandosi di un evento fieristico non certo storico ma piuttosto giovane, da principio organizzato in esclusiva da Vision UP di Mauro Battaglia e in seguito con l’entrata in campo del Centro Fiera di Montichiari, ha saputo resistere nel tempo alle sfide degli ultimi anni, soprattutto del dopo covid, che in fatto di automobilismo non sono state certo generose.
Gli eventi nel tempo
Le prime edizioni della fiera sono state sobrie ma entusiasmanti. L’evento ha fatto capolino, anni fa, con un evento fieristico non eclatante ma ben misurato e ben riuscito. Generalmente, data la nostra esperienza in fatto di eventi automobilistici, talvolta assistiamo a fiere che esordiscono in modo non certo “faraonico”, tuttavia abbiamo appreso che i primi anni, le esposizioni sono sempre piuttosto interessanti e forse, questo risultato positivo lo si deve alla novità dell’evento stesso. Con il passare degli anni, spesso alcuni eventi purtroppo iniziano a subire una lenta decadenza. Un chiaro esempio a mia personale opinione lo si può notare nel “Festival dei motori”, sempre proposto dal Centro Fiera di Montichiari. Questa fiera che comprende anche il Tuning ma all’inizio basato sull’esposizione di moto e autovetture di sicuro fascino, come le mastodontiche ma iconiche autovetture di brand americani dell’epoca di James Dean in Gioventù bruciata e dei Teddy Boys americani, dalla prima edizione ha visto una fortissima decadenza, tanto da aver portato un evento di sicuro interesse (che in realtà lasciava ben sperare non solo per l’affluenza ma anche per i veicoli esposti e per le aziende presenti in un futuro radioso) a una realtà presente a mio parere decadente e scialba. Devo ammettere con rammarico che il Festival dei motori si è talmente squilibrato da esporre (e mi riferisco all’ultima edizione) quasi totalmente automobili da Tuning, divenendo un evento monotematico scialbo e poco interessante.
La fiera degli Spyder e Cabriolet
Per quanto riguarda invece la Fiera degli Spyder, Cabriolet il destino è stato più generoso. La Fiera in quest’ultima edizione ha raggiunto i ben due padiglioni di esposizione ma soprattutto ha visto la presenza di automobili davvero interessanti. La presenza del marchio del “Cavallino rampante” con la 12 cilindri è stata piuttosto dominante come pure marchi come il teutonico Porsche e Bentley. La “ciliegina sulla torta” sono state alcuni modelli di automobili storiche molto interessanti come la Morgan a tre ruote, la Isotta Fraschini di fine anni 20, una meravigliosa OM Superba restaurata nei minimi dettagli e altri marchi di sicuro interesse cui alcuni si notano alla 1000Miglia.
Per quanto riguarda invece le automobili più moderne un occhio di riguardo va a una Mercedes Pagoda degli anni 60 per arrivare al più recente modello lanciato sull’olimpo degli dei da Hollywood dal film American Gigolò con l’istrionico Richard Geere in una performance davvero interessante che ha “scavato il solco” per l’inizio positivo della carriera del famoso attore americano, che dopo tale film diverrà ogni anno più iconico, in perfetta sinergia con la Mercedes Pagoda dei mitici anni 80. Per tirare le somme sul gradimento della fiera dedicata alle iconiche automobili “scoperte” penso proprio che la media del gradimento, possa considerarsi più che positiva e questo particolare lo può testimoniare un crescendo continuo negli anni.
Presenti alla fiera anche alcuni dei migliori club di auto storiche bresciani con esposizione dei “gioielli di altri tempi” dei propri iscritti.
Il programma di sabato 12 aprile
Il programma ha previsto il taglio del nastro inaugurale sabato mattina, primo giorno di fiera. Mauro Battaglia ha incontrato AWA Automotive Women Association con Monica Zanetti e Laura Tancredi. Sempre in giornata il Telaio delle Vittorie: L’avventura di Tony Bosio ovvero il racconto di una delle migliori menti che il Karting abbia mai visto (a cura di HRC Fascia d’Oro). Il pomeriggio Crazy Racers i Folli del Motorsport, in seguito lo stesso giorno “Una vita per le corse di Luca Gastaldi presentato da Giorgio Pianta e per concludere “la catena di eventi nell’evento” Aurelia e Giulietta: la Spyder della Dolce Vita che chiude i sotto eventi della giornata di sabato.
Montichiari e la storia dell’automobilismo italiano
Ancora una vota con questo evento in continua crescita Montichiari si è confermato la Terra dei motori. Ricordiamo che in questo specifico territorio sono nate alcune delle maggiori gare automobilistiche di sempre come il Gran Premio di’Italia del 1921 che in seguito si confermerà nell’Autodromo di Monza. Il GP d’Italia non poteva nascere se non a Montichiari grazie alla morfologia del territorio che proprio in zona Fascia d’Oro diveniva zona di brughiera, una zona essenzialmente pianeggiante che qualche decina di chilometri più avanti riuscirà a formare la “Pianura Padana”. I territori pianeggianti sono da sempre molto considerati per le gare automobilistiche, in quanto da sempre si prestano per la velocità trasformandosi in vere e proprie piste naturali, nelle quali la giovane industria automobilistica dei tempi passati, si cimentava testando i propri veicoli in corse epiche e veloci, fra terreni a perdita d’occhio e strade talvolta sterrate.
L’oro di Montichiari
Il territorio composto da brughiera lo potrei definire l’oro di Montichiari
L’allora paese del Basso Garda, ospitando tali manifestazioni ha visto nel tempo un grande prestigio economico. Il lontano 1899 (narra la storia dell’automobilismo) a Brescia si organizzarono ben quattro giornate dedicate all’automobilismo con l’organizzazione di una corsa.
Le corse continueranno nel comprensorio bresciano quando nel 1905 sarà la volta della Coppa Florio che oggi si organizza in Sicilia, la Coppa Conte Salemi e la Coppa d’Italia. Le corse verranno vinte tutte da GB Raggio a bordo di una Itala 100 HP. Il traguardo e le tribune dedicate al pubblico erano proprio quì, a Montichiari, più precisamente in zona Fascia d’Oro.
Nel 1907 Montichiari vedrà correre nuovamente la Coppa Florio e salire sul podio il pilota bresciano Minoia a bordo di Isotta Fraschini detta anche la “RollsRoys italiana”. Nel 1920 si decise che Montichiari doveva ospitare un autodromo quindi toccherà al GP d’Italia nel 1921 ma di questa storia abbiamo già parlato e non solo in questo articolo.
Montichiari oggi rimane una cittadina con il cuore che “romba al suono della velocità” e una passione particolare per l’automobilismo, la grande passione che caratterizza, più in generale i bresciani.
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