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Energia, carburanti, gas, metano, tutti elementi ormai divenuti necessari per la nostra vita quotidiana. I risultati della dipendenza dai produttori di greggio o di gas non è certo una buona cosa tuttavia è necessario comprendere che spesso alcuni stati come il nostro non trivellano il metano pur avendolo. per quali motivi? Forse per accordi o meglio forse per imposizioni internazionali. Da sempre il pesce grosso tende a mangiare quello piccolo e la nostra bella Italia oggi è stretta in una morsa, la morsa di quei potenti stati che “dettano legge” spingendo i mercati  internazionali a determinate scelte ed a determinate politiche la maggor parte dele volte non consone alla nostra nazione. Oggi l’incubo europeo è da vedersi nel prezzo del gas ma anche nel prezzo dell’energia in generale che per lo più è derivata dalla combustione di idrocarburi. Credo che pensare di produrre tutta l’anergia necessaria per mantenere l’attuale sistema con fonti energetiche alternative sia (almeno per il momento) solamente una chimera. Forse in futuro potrà enche essere fattibile ma per il ora le strategie per arrivare a questa meta servirebbero solamente a portare ad una recessione globale. Una delle strategie sarebbe quella di votare all’ elettrico un po’ tutto, anche il settore dell’automotive. Quali sono i motivi? L’inquinamento? I cambi climatici? Questo è quanto vorrebbero farci “bere” o credere. Per produrre energia elettrica è necessario bruciare carburante. Da questo concetto a ben pensarci si evince che non possa cambiare nulla in fatto di inquinamento passando all’elettrico.

Foto di Andreas Senftleben da Pixabay

I motivi penso proprio siano focalizzati al mantenimento di un potere che ad alcuni potenti personaggi starebbe sfuggendo di mano. Poi c’è la saturazione dei mercati sempre in mano alle medesime persone “possessori della finanza”. La nostra economia è proiettata verso un continuo crescendo e questo modo di fare porta prima o poi ad un’inevitabile saturazione dovuta ad un disequilibrio. Oggi saremmo arrivati ad un punto tale di saturazione da dover cambiare totalmente i mercati per accontentare i produttori. Su un binario parallelo tuttavia ci sarebbe il fatto che i consumatori avrebbero sempre meno denaro per far fronte a continue spese, tassazioni altissime, strategie volte al consumo e tante altre situazioni per il mantenimento dell’attuale status di vita. Botte piena e moglie ubriaca purtroppo non si possono mai avere quindi arriva o arriverà prima o poi il punto dell’attrito. Purtroppo oggi ne saremmo assai vicini e questo potrebbe rivelarsi molto pericoloso. E’ brutto dirlo ma il sistema attuale è ormai vecchio, decrepito, superato tuttavia non vuole mollare la presa rifiutandosi di adattarsi. Gli unici sfoghi del sistema stesso per portare ossigeno in certe zone del pianeta sono sempre state le guerre e per poterle “accendere” è necessario crearle, fomentarle. Una guerra porta sempre ad due risvolti importantissimi per i registi del sistema: i decessi e la ricostruzione. Analizzate molto bene, soffermatevi su questa frase: decessi e ricostruzione. I decessi oggi sarebbero quell’imperativo a cui punterebbe il sistema e le ricostruzioni la ventata di ossigeno ai paesi del decadente occidente. A voi sembra una cosa giusta? A me affatto. Da sempre penso che ne le guerre di comodo, i genocidi, i decessi delle popolazione siano una buona cosa. Ci potrebbero essere altri sistemi per salvare capra e cavoli ovvero civiltà occidentale e paesi terzomondiali? Certamente, ma per arrivare a questo servirebbe un po’ di umiltà, un po’ di amore verso il prossimo, un po’ di giustizia. Servirebbe più onestà nel comprendere che al mondo c’è posto per tutti e che il sistema ecnomico non può basarsi sul depredare i popoli ma sull’interscambio. La politica di Donald Trump ne sarebbe stato un fugace esempio. La pace: quando si parla troppo di pace aspettatevi una guerra. Anche il Vangelo parla di questo concetto molto particolare. L’arte dei delegati occidentali di oggi? Stravolgere la verità facendo divenire accettabile la menzogna. Ora lasciamo perdere i pensieri filosofici introduttivi e scontiamoci con il duro presente e forse con l’ancor peggio prossimo futuro. I costi per l’energia aumenteranno certamente causa la guerra in Ucraina. Quando essa sarà terminata fomenteranno forse quella di Taiwan che tengono in serbo per il post Ucraina. Non avete visto che nonostante i media ne parlino da più di un anno non è ancora scoppiata? Cosa significa questo? Significa che la maggior parte degli attriti fra i popoli non nascono a caso ma per ragioni espansionistiche ed economiche. La madre dei principali banchieri del mondo aveva ragione con quella nota frase…“Se i miei figli non vvolessero le guerre, il mondo sarebbe in pace”. Uno sprazzo di onestà oppure la riconferma del potere della propria casata? Difficile dirlo quel che è vero è il significato di tale frase. Nelle prossime righe capiremo meglio i potenziali e futuri aumenti del gas, l’incubo che ci arrovella. (Intoduzione di Goldfinger)

Gas: l’ombra della crisi persiste, +22% di costi in bolletta

Ad oggi la crisi energetica non è ancora stata risolta. Questo è dimostrato dall’aggiornamento delle tariffe del gas pubblicato dall’ARERA: per gli utenti sul mercato tutelato, la bolletta aumenta del +22,4%. Non solo, adesso tutti i fornitori di luce e gas hanno adottato offerte indicizzate, eliminando i prezzi fissi. Ciò significa che se il prezzo dell’energia aumenta, l’aumento si riflette su tutti coloro che hanno un prezzo indicizzato. La spesa per il gas di una famiglia media nell’anno in corso (dal 1° maggio 2022 al 30 aprile 2023) ammonta a circa 1.532,49 euro, con una diminuzione del -3,9% rispetto all’anno precedente. L’aumento supera le previsioni di Arera, evidenziando la gravità della situazione. Insomma, non è ancora il momento di tirare un sospiro di sollievo e revocare le tutele a vantaggio dei consumatori introdotte durante la crisi energetica. La situazione è estremamente difficile anche per gli utenti che sono passati al mercato libero: in questo caso, i prezzi sono piuttosto disomogenei, soprattutto per coloro che hanno contratti a prezzo fisso. Questi dati rappresentano un serio campanello d’allarme che dovrebbe spingere il Governo, il Parlamento (e anche Arera stessa) a valutare attentamente la prevista fine del mercato tutelato all’inizio del nuovo anno.

Allarme prezzo del gas: 3 ragioni per tenere gli occhi aperti

Il settore del gas continua a destare preoccupazione mentre l’ombra della crisi persiste. Con un aumento del +22% dei costi in bolletta, è cruciale prestare attenzione alle dinamiche che stanno influenzando i prezzi dell’energia. Anche se i mercati globali del gas si stanno riequilibrando gradualmente si prevede che rimarranno sotto pressione. Nonostante le misure di mitigazione contro la crisi energetica del 2022, come l’aumento delle esportazioni di gas naturale liquefatto e la diminuzione della domanda, persistono preoccupazioni in Italia, principalmente per 3 motivi.

Foto di Ulrich Dregler da Pixabay

GNL in crescita: quali sono gli impatti sui prezzi del gas?

Il GNL (gas naturale liquefatto) rappresenta la maggior parte delle importazioni di gas in Europa, soddisfacendo una parte significativa della domanda durante la stagione di riscaldamento 2022/23. Le importazioni europee di GNL sono aumentate del 25%, grazie al contributo degli Stati Uniti. Tuttavia, si prevede un modesto aumento della fornitura globale di GNL nel 2023, che potrebbe non compensare la riduzione delle forniture di gas dalla Russia all’Europa. Le importazioni cinesi di GNL invece, dopo una diminuzione nel 2022, si sono riprese a marzo, sostenute dalla domanda interna. Si prevede che gli afflussi di GNL in Cina aumenteranno nel 2023. L’equilibrio tra domanda e offerte potrebbe quindi mettere sotto pressione l’Europa,

Volatilità climatica e il settore del gas

Nonostante le prospettive fossero positive per i mercati del gas nel 2023, secondo l’AIE, si è ancora esposti a possibili fluttuazioni future. L’offerta globale di gas continuerà ad essere limitata e ci sono diverse incertezze che influenzano l’equilibrio globale. Tra le incertezze, un fattore significativo è il clima. Una stagione estiva caratterizzata da siccità e mancanza di piogge potrebbe colpire l’Europa, determinando un aumento delle temperature e una maggiore richiesta di gas per l’utilizzo dei condizionatori. Allo stesso tempo, la scarsa pioggia influirebbe sulla produzione di energia idroelettrica, con conseguente riduzione dei livelli di produzione.

Occhio all’aumento dei consumi

Durante il periodo invernale del 2022, il consumo di gas in Europa è diminuito del 16%, registrando il calo più significativo in termini assoluti mai registrato secondo l’AIE. Tuttavia, i fattori meteorologici rappresentavano solo il 40% della diminuzione della domanda nella regione. Altri elementi che hanno contribuito includono politiche di risparmio energetico, cambiamenti nei combustibili e l’aumento dei prezzi dell’energia. Con una generale diminuzione dei prezzi, potrebbe verificarsi un aumento del consumo, esercitando pressione sulla domanda e facendo salire i costi.

Litigio sulle bollette gas: governo vs Arera, la critica di Tabarelli

Foto di Frauke Riether da Pixabay

La disputa tra il governo e l’Arera si intensifica a causa dell’aumento delle tariffe del gas. L’Arera ha comunicato un incremento del 22,4% delle tariffe a aprile, interrompendo una serie di tre mesi consecutivi di calo. Questo aumento è dovuto alla decisione del governo di confermare l’IVA al 5% per le bollette del gas, ma di consentire gli oneri di sistema, in particolare per le spese di commercializzazione delle aziende. Di conseguenza, i costi indicati come UG2 nelle bollette di aprile sono aumentati del 29,5%. Secondo il presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, si sta cercando di raggiungere un equilibrio senza il sostegno finanziario dello Stato per affrontare la crisi e si spera che i prezzi del gas si stabilizzino a questi livelli nei prossimi mesi. Le previsioni indicano quotazioni inferiori a 40 euro sulla piattaforma Ttf fino a settembre, ma si prevede un aumento sopra i 50 euro nel quarto trimestre del 2023. Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, le fluttuazioni delle tariffe del gas sono causate dalla decisione di apportare variazioni mensili anziché trimestrali, influenzando la componente regolamentata dei prezzi al consumo. Nonostante ciò, la riduzione precedente delle tariffe è stata compensata dalla componente non regolamentata. Le famiglie affronteranno una spesa annuale maggiore, ma saranno compensate dalla riduzione della bolletta elettrica. Le imprese sono anche colpite da prezzi più elevati rispetto ai concorrenti internazionali. Tabarelli sottolinea che l’inflazione più alta è un prezzo da pagare per un’economia in crescita.

Gas: sfide crescenti richiedono azioni decisive

In conclusione, l’ombra della crisi energetica persiste nonostante gli sforzi per affrontarla. L’aumento del +22,4% delle bollette del gas e l’adozione delle offerte indicizzate da tutti i fornitori evidenziano la gravità della situazione. Nonostante una leggera diminuzione della spesa per il gas delle famiglie medie, è ancora prematuro revocare le tutele a vantaggio dei consumatori. La situazione è particolarmente difficile per coloro che sono passati al mercato libero, con prezzi disomogenei e contratti a prezzo fisso. È fondamentale che il Governo, il Parlamento e l’ARERA valutino attentamente la fine del mercato tutelato, tenendo conto dei fattori come l’aumento del GNL, la volatilità climatica e l’aumento dei consumi. La gestione di questa crisi richiede un’attenzione costante e una valutazione accurata delle sfide che si presentano nel settore del gas.

Fonte: studio ProntoBolletta

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