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Oggi parleremo di sostenibilità. Pubblicheremo una scaletta delle regioni italiane ritenute più sostenibili, anche se a conti fatti personalmente non credo nel Green e di conseguenza neppure nella sostenibilità. I motivi dei miei dubbi? Ve li spiegherò strada facendo, leggendo questa introduzione. Spero non vi scandalizzerete leggendo questa introduzione; essa è composta da opinioni che provengono da una grande ed estenuante ricerca, confronto ed analisi. Mi piace in un certo senso far discutere, lanciare il sassolino in modo da permettere delle riflessioni. Dopotutto se l’umanità capisse certi risvolti, non sarebbe preda di nessuno ma saprebbe come difendersi. Resta nostro compito permettere l’apertura degli occhi dei ciechi o quasi accecati.

Stando alla famosa agenda 2030 ecco che si insiste sulla sostenibilità, anche se a dire il vero alcuni scienziati non certo improvvisati ma di alto calibro come Antonino Zichichi, luminari della scienza non allineati con il sistema, affermano che il Green possa essere solo una sorta di follia allo stato puro (clicca quì). Le cose non sono mai come ci vengono dipinte. Che la Terra sia sporca per l’inciviltà umana è un dato di fatto, in effetti la plastica un po’ in ogni dove, nei mari, sul suolo terrestre, è lì da vedere, tuttavia una volta ripulita la Terra sarebbe assolutamente sana. Il peso della civiltà umana dell’epoca post industriale, da quanto affermato da alcuni scienziati, inciderebbe sui cambiamenti climatici davvero poco. Se foste costretti a recarvi in ospedale per un’operazione e vi dicessero che i rischi si aggirano dall’ 1 al 5 per cento, accettereste di sottoporvi all’ intervento? Credo proprio che lo fareste. Per quanto riguarda l’attività umana in rapporto alla salute della Terra, per alcuni uomini di scienza inciderebbe intorno all’ 1 per cento, per Antonino Zichichi al massimo del 5 per cento. Questo dato confermerebbe il fatto che il pianeta goda di ottima salute per quando concerna la responsabilità dell’attività umana del periodo post industriale. Il dato permette di capire che la vita umana e l’industrializzazione, incidano davvero poco o nulla con i cambiamenti climatici e quindi i fattori negativi sono da vedersi altrove.

Lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento delle temperature, dipenderebbero da alcuni fattori naturali ma anche da altri meno naturali. Un fattore naturale è da vedersi nello stato attuale del sole che è ai “massimi livelli” nell’ambito delle esplosioni nucleari ma anche da un pianeta vivo ed in cambiamento continuo, la Terra. Anche la tecnologia a quanto pare farebbe la propria parte. I mistificatori che da anni si divertono a divulgare menzogne a non finire ed a manipolare il clima tramite la tecnologia, sarebbe arrivato il momento che la smettessero di “giocare” con la ionosfera e con il clima terrestre. (clicca quì) . Dal punto di vista naturale credo che questi soggetti dovrebbero iniziare a pregare il Signore, che sulla Terra non inizi una nuova glaciazione. Guardate che potrebbe anche iniziare. L’ultima glaciazione terminò circa 10 mila anni or sono, anche se una parziale e più recente “piccola glaciazione” sarebbe terminata intorno al 1800. Se il mondo subisse una nuova e potente glaciazione si fermerebbe davvero tutto per secoli. L’umanità inizierebbe davvero una nuova era e tornerebbe forse ai tempi dei neandertaliani. Sarebbe necessario ricordarsi molto bene che la Terra è un pianeta vivo ed in quanto tale in continuo cambiamento. Se così non fosse la vita sulla Terra non potrebbe continuare. Marte vi pare sia come la Terra? Assolutamente no. Marte è un pianeta morto quindi non ospita la vita e su Marte nulla cambia. Secondo voi le maggiori civiltà al mondo sono nate nelle zone tiepide o fredde ? Conoscendo molto bene i periodi storici e le grandi civiltà, direi con estrema certezza che esse siano nate nelle zone  tiepide del globo, quelle mediterranee e questo spiega ogni cosa. Il fattore scatenante di tutto quanto starebbe accadendo sarebbe da vedersi nel profitto fine a se stesso, a carico pochissimi soggetti, circa 3000 famiglie. A mio parere oggi il mondo è di fronte a due scelte:

Foto di Felix Wolf da Pixabay

cambiare il sistema economico e renderlo più equo quindi sfamare tutti gli abitanti della terra, in alternativa proseguire con un sistema egoistico fatto di conflitti creati appositamente, odio religioso fomentato appositamente, carestie, epidemie misteriose, rapine a carico di interi popoli e tant’altro. Le circa 3000 famiglie che governano il pianeta hanno deciso, a quanto pare, che sarebbe meglio proseguire con il secondo sistema ormai obsoleto, ma per tamponare pensano sia necessario ridurre la popolazione e nel frattempo creare nuovissimi mercati. In questo modo LORO potranno arricchire ancora di più e mantenere il proprio smisurato potere ed il proprio status privilegiato. LORO sono a mia opinione sarebbero i soggetti più inquinanti al mondo a voler vedere, veri e propri inquinatori seriali. Facciamo un esempio pratico: non è inquinante accendere l’aereo privato ed in compagnia di 4 o 5 amici partire per Nizza solo per una cena a base di ostriche e champagne? Non è una critica ogni persona è libera di far quello che crede. Quello che discutibile è il fatto di predicare bene e razzolar male. La popolazione tuttavia deve limitarsi. L’umanità non deve abusare ad andare in ferie in aereo per non inquinare, non dovrebbe raffrescare la casa in pieno agosto per non inquinare e via dicendo. A conti fatti gli appartenenti alle “linee di sangue” sono pochi e si permettono di tutto quindi inquinano mediamente, più di ogni abitante della Terra. Son certo che lo fanno pure volentieri. LORO devono sfacciatamente rinfacciare, far pesare il proprio potere sull’umanità. Se così non fosse, a cosa servirebbe essere ricchissimi e potentissimi? Loro credono di essere superiori a tutti e fanno quello che vogliono. Per poter avere di più, considerato che i mercati sono ormai saturi, LORO hanno pensato che sia necessario cambiarli radicalmente. Con quale scusa si può chiedere all’umanità di sborsare altro denaro o scegliere di vivere male? Una soluzione esiste. Terrorizzare con l’allarme Green. Per far ciò è necessario mettere in atto una serie di finti problemi tutti basati sul terrore, finti disagi naturali amplificati dalla tecnologia in grado di cambiare il clima in determinate zone. Una seconda condizione necessaria è produrre finti disagi ed attriti sociali. Il tutto amplificato dai media di proprietà dei poteri forti. Così facendo l’opinione pubblica, sotto inganno, sarà costretta ad eleggere “democraticamente”

Foto di Jonas Schmidt da Pixabay

le scelte “tiranniche” proposte. Tramite questo progetto, l’umanità terrorizzata ed inebetita, in alternativa ricattata, convinta o piegata, da false ideologie tutt’altro che scientifiche, ma puramente politiche ed egoistiche, pensando di operare per il bene futuro delle prossime generazioni, sarà portata a suicidarsi economicamente favorendo nuovi ed inutili mercati, mercati che alla fine potrebbero essere addirittura più inquinanti dei precedenti. Siccome nella realtà i cambi climatici non sono un problema e LORO lo sanno molto bene, ecco arrivare l’imposizione dell’ ideologia GREEN, verde, ma non come l’erba dei campi, verde come i “verdoni” che i registi del NWO ricominceranno a guadagnare a piene mani, sostituendo i mercati oggi in crisi nera. Non vi siete mai chiesti quanta energia consumi la digitalizzazione? La rete ma in modo particolare il mining e le cryptovalute a cui il sistema vorrebbe fare affidamento assorbirebbero moltissima energia e per produrla è necessario inquinare, bruciare petrolio (clicca quì) . Quando tutto sarà terminato i consumi di energia dovuti alla digitalizzazione penso saranno ben maggiori di ieri. E l’inquinamento? Pensateci bene, riflettete. Il vero obbiettivo è il dominio globale non il pianeta verde. Volete che ve lo ripeta? Il vero scopo è il dominio globale non il pianeta verde! Resta ancora un punto a LORO molto caro: la riduzione della popolazione mondiale. Un problema molto semplice da risolvere. Sarebbe sufficiente scatenare qualche pandemia uscita dal nulla, offrire la soluzione per “salvarsi” ed il gioco sarà fatto. Gli abitanti della Terra come “indigeni sempliciotti ed ignoranti  che bevono” qualsiasi scemenza inventata dai registi del NWO, ed amplificata dai media di loro proprietà, oppure piegati e ricattati dall’esclusione al lavoro, rischieranno di morire nella prevista percentuale ed entro il lasso di tempo previsto, oppure potrebbero divenire sterili ed il gioco sarà fatto.

Foto di Jacques Savoye da Pixabay

Non vi ricorda nulla un tipico film natalizio intitolato “Una poltrona per due”? La vicenda cambia ma lo stile sembrerebbe essere proprio questo, il tradimento. Certe volte il tradimento potrebbe essere anche sottilmente divertente quando fosse mirato al potere assoluto. Tuttavia nelle righe che seguiranno cercheremo di capire quali sono le regioni italiane più sostenibili. (Introduzione di Goldfinger)

Qual è la regione più sostenibile?

Nel 2015 venivano formalizzati i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (in inglese “Sustainable Development Goals”, abbreviato semplicemente in SDGs,  dell’Agenda 2030 dell’ONU, sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 Paesi, Italia inclusa. L’agenda è formata da un insieme di 17 obiettivi e il  numero 11 è dedicato alle città e agli insediamenti umani sottolineando uno sviluppo sostenibile dei centri urbani da assumere nei prossimi decenni. L’obiettivo recita: “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”

L’agenda prevede di ridurre entro il 2030 l’impatto ambientale negativo delle città, considerando la qualità dell’aria, la gestione dei rifiuti urbani e soprattutto riducendo gli sprechi energetici e il capitale naturale.  Ad oggi tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo, nessuno escluso: le associazioni ambientaliste, i cittadini, le pubbliche amministrazioni, le imprese,i  policy maker, ognuno per quella che può essere la propria parte. Tutti siamo coinvolti in questo Green Deal.  L’Italia è indietro nel percorso che mira allo sviluppo sostenibile e poiché molte politiche sono di competenza delle Regioni e delle Province autonome spetta anche a loro adottare i provvedimenti necessari per accelerare questo processo. Inoltre, l’Italia è caratterizzata da forti disuguaglianze territoriali che rendono molto complesso il percorso dell’Italia verso lo sviluppo sostenibile.  L’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) ha pubblicato gli indicatori che mostrano il percorso di ogni regione e provincia autonoma verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Dopo il Rapporto 2018 Asvis ha pubblicato l’analisi aggiornata al 2017 dell’evoluzione dei territori italiani rispetto al raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Esiste ancora il divario tra Nord e Sud riguardante la sostenibilità? Il buon posizionamento delle regioni del Nord trae origine in buona parte dai comportamenti individuali nell’ambito della vita quotidiana e all’interno delle abitazioni. In particolar modo spicca l’indicatore sulle detrazioni fiscali riguardo la riqualificazione energetica degli edifici. Le regioni del Nord ricoprono le prime otto posizioni (il Trentino sul podio, seguito da Friuli Venezia Giulia e dal Piemonte). Anche l’indicatore sui rifiuti vede al nord ottimi posizionamenti  nell’ambito della raccolta differenziata: primo il Veneto (62,6% di raccolta), secondo il Trentino (62,3%) e il Friuli (57,5) al terzo posto. Il settentrione si rivela virtuoso più o meno per tutti gli indicatori, tranne quello dell’agricoltura biologica, che vede la Lombardia agli ultimi posti, del turismo agricolo e del trasporto pubblico.

Foto di Jacques Savoye da Pixabay

In centro Italia spiccano invece i negozi biologici (Marche 1°, Umbria 2° e Toscana 3°). Nell’agricoltura biologica sono invece le regioni meridionali (Calabria, Basilicata, Sicilia e Puglia) a fare da padrone. Ci sono inoltre alcune regioni del Sud che riescono ad avere la meglio sul nord per la produzione di energia green.

Anche la connettività digitale è un elemento da non trascurare per la sostenibilità aziendale, garantendo servizi al cittadino a distanza e che non contribuiscono ad ulteriori emissioni per spostamenti. Secondo i dati Istat l’accesso a Internet o fibra è pari al:

  • Nord: 82,6%
  • Centro: 81,8%
  • Sud: 84,8%
  • Isole: 73,4%

Entrando nel merito del discorso energetico, a produrre la maggior parte dell’energia rinnovabile sono Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Basilicata (rispettivamente 99,9%, 91,2% e 69,7% sulla produzione totale). Risultato positivo anche per l’Umbria (4° con il 55,5%).  Sul tema delle emissioni, invece, la regione più virtuosa è la Campania, seguita da Trentino Alto Adige, Lazio, Marche, Lombardia e Piemonte. La regione Lombardia (con oltre il 42%) e l’Emilia Romagna (con quasi il 36%) si classificano al primo e secondo posto per percentuale di rifiuti solidi urbani smaltiti in impianti che producono energia da rifiuti, seguite dalla Campania con il 28%. Le regioni che riportano le percentuali più basse sono anche quelle per cui risultano le quantità maggiori di RSU smaltite in discarica, con in testa proprio la Sicilia (con circa il 69%).

Ecco la classifica completa stilata dal Green Vesting Forum: 

  1. Lombardia
  2. Lazio
  3. Campania 
  4. Piemonte
  5. Emilia-Romagna
  6. Veneto
  7. Sicilia
  8. Toscana
  9. Puglia
  10. Liguria
  11. Città Metropolitana di Roma
  12. Sardegna
  13. Marche
  14. Trentino-Alto Adige
  15. Friuli-Venezia Giulia
  16. Abruzzo
  17. Calabria
  18. Umbria
  19. Basilicata 
  20. Molise
  21. Valle d’Aosta

Il primo dato che si evince da questa classifica è che le regioni più sensibili ai temi ambientali sono quelle che hanno una maggiore popolazione; tuttavia, non sono i centri urbani a sostenere il dato, quanto piuttosto i piccoli centri o quelli vicini alle aree industriali. Sorprende, sottolinea il Rapporto, come si sia attenuato il divario Nord-Sud in sette Goal su 16 non emerga il classico divario tra Nord e Sud del Paese, anzi, in alcuni casi sono le regioni meridionali a trainare le performance medie del resto d’Italia. Andando ad analizzare nello specifico la regione Lombardia, possiamo avere un quadro più completo di quelli che sono ad oggi i risultati raggiunti per quanto riguarda l’Agenda 2030 e di quale sia il piano da attuare per rispondere agli obiettivi riguardanti lo Sviluppo Sostenibile: ha subito un miglioramento per quanto riguarda il Goal 4 ovvero Istruzione di qualità, il Goal 5 Parità di genere e il Goal 9 Imprese, innovazione e infrastrutture. Rispetto alla situazione dell’Italia nel 2010,

Foto di Pascvii da Pixabay

la Lombardia peggiora per il Goal 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica). Milano invece nel 2018-0 smaltita in discarica l’8,1% dei suoi rifiuti urbani (la Lombardia invece poco più del 4%) mentre convertita in energia il 40% (valore simile al dato regionale). Per quanto riguarda Milano il 97% dell’interesse concreto per temi riconducibili alla green economy proviene dal 68% di popolazione che vive al di fuori dall’area metropolitana di Milano, con un incremento dell’interesse del 44% rispetto alle persone che vivono coinvolte dalle dinamiche del capoluogo meneghino. Il Grado di attuazione di politiche sostenibili e piani d’azione in materia di appalti pubblici che riguarda: Istituzioni pubbliche che acquistano beni e/o servizi adottando criteri ambientali minimi (CAM) in almeno una procedura di acquisto (Acquisti verdi) è del 62,7% La Percentuale di rifiuti solidi urbani raccolti e gestiti in strutture controllate sul totale dei rifiuti urbani prodotti dalle città che riguarda che riguarda Conferimento dei rifiuti urbani in discarica è del 4,3% Il Tasso di riciclaggio nazionale, tonnellate di materiale riciclato: Rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata 3.401.840 tonnellate Raccolta differenziata dei rifiuti urbani è del i 70,7% Numero di società che pubblicano rapporti di sostenibilità: Istituzioni pubbliche che adottano forme di rendicontazione sociale e/o ambientale è del 16% Numero di organizzazioni/imprese registrate EMAS:209

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L’impegno dei territori in termini di sviluppo sostenibile non è omogeneo: ad oggi solo otto regioni si sono dotate di una Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile. Le restanti undici sono ancora in fase di definizione di una strategia. Inoltre, così come ha anche  evidenziato anche dal Rapporto ASviS 2021, la pandemia ha determinato un rallentamento verso il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, percorso che non può prescindere dal coinvolgimento delle regioni.  La strada per raggiungere i 17 obiettivi previsti e fissati dall’’Agenda 2030 è ancora lunga. Servirà un monitoraggio specifico per determinare tale processo di sviluppo verso la sostenibilità tramite indicatori specifici territoriali, accompagnati da un controllo puntuale delle spese a livello europeo, nazionale, regionale, sub-regionale e locale.

Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/la-regione-piu-sostenibile/

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Nicola Migliorini alias ADMIN è Direttore del blog WWW.MONDOOGGI.COM decide cosa e quando pubblicare, è un giornalista con incarico a 360 gradi

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