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Abbiamo già parlato di energia dall’Uranio. Abbiamo già accennato alla tendenza di cercare di rilanciare le centrali nucleari per la produzione di energia “pulita” e lo metto virgolettato per il fatto che l’energia pulita per ora è solamente una chimera. Le centrali nucleari hanno comunque da sciogliere il nodo delle scorie radioattive. I passati eventi catastrofici legati alle centrali atomiche, hanno portasto ad un rifiuto netto della popolazione verso questo tipo di produzione energetica. Dopotutto anche se penso che questo tipo di centrali siano la più sicure, quando accade qualcosa di spiacevole il danno è grande e soprattutto la famigerata radioattività dura migliaia di anni. Alcuni isotopi radioattivi impiegano anni a sparire. Lo iodio è rapido e gli atomi si disintegrano in soli otto giorni per lo iodio-131, il Tritio impiega circa 12,3 anni, il Cesio 137 impiega circa 30 anni. Questi dati lasciano comprendere che quando ci fossero perdite da una centrale nucleare i danni sarebbero non da poco conto, oltrettutto tali centrali in genere si costruiscono lungo i cordi d’acqua, necessaria per il raffreddamento quindi nel caso di un grande fiume si capisce che l’acuq resa radioattiva per un’incidente ad una centrale nucleare potrebbe espandere la redioattività anche oltre l’epicentro della catastrofe. Ogni elemento radioattivo necessita di un certo tempo affinchè gli atomi si disintegrino. Fino a tale momento la zona resterà interdetta a causa della radioattività.

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Oltrettutto la nube rdioattiva si propagherebbe in altre zone anche lontane con tutti gli effetti del caso a carico della salute. Gli effetti della radioattività sono devastanti. Ne conoscono gli effetti le due città giapponesi che sono state vittime degli ordigni nucleari sganciati dagli americani alla fine della seconda guerra mondiale. Resta il fatto che contando le centrali nucleari che hanno provocato danni non sono tante. Penso cha a conti fatti fra la produzione di energia prodotta e le disgrazie che possono essere accadute restino ancora le aziende più sicure (a livello numerico). Nelle prossime righe la giornalista Emma Martin parlerà del nucleare.

Nucleare in Europa: si Accende il Dibattito tra i Paesi

L’Europa si trova di fronte a una scelta cruciale nel suo percorso verso la sostenibilità:
abbracciare o meno l’energia nucleare. Mentre alcuni paesi vedono nel nucleare un pilastro
fondamentale per la neutralità carbonica, altri esprimono profonde preoccupazioniper la
sicurezza e i rischi associati.

Paesi Pro-Nucleare: Francia in Pole Position

La spinta verso l’energia nucleare in Europa è guidata dalla Francia, che ha formato un’alleanza con dieci altri paesi dell’UE, quali Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Finlandia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia. Questi stati vedono nel nucleare non solo una soluzione per ridurre le emissioni di CO2, ma anche un modo per garantire la sicurezza energetica in un’epoca di crescenti incertezze geopolitiche. Dettagli importanti delle loro iniziative includono:

Innovazione Tecnologica: si punta allo sviluppo di nuovi tipi di reattori nucleari, più efficienti e sicuri, inclusi quelli di quarta generazione e i piccoli reattori modulari.

Formazione e Ricerca: investimenti significativi sono previsti per la formazione di esperti nel settore nucleare e per la ricerca su sicurezza, gestione dei rifiuti e nuove tecnologie.

Sicurezza e Cooperazione Internazionale: è prevista una collaborazione stretta tra i paesi per garantire le massime norme di sicurezza e per condividere le migliori pratiche nel funzionamento delle centrali.

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Paesi Contrari al Nucleare: Le Alternative proposte

Paesi come la Germania e l’Austria esprimono una ferma opposizione all’energia nucleare, evidenziando rischi per la sicurezza e l’ambiente, come la gestione dei rifiuti radioattivi e la sicurezza degli impianti. Questi stati sono fortemente orientati verso l’espansione delle energie rinnovabili, come eolico e solare, e sottolineano l’importanza dell’efficienza energetica e della ricerca in tecnologie emergenti. D’altra parte, la posizione dell’Italia, tradizionalmente contraria al nucleare, sembra essere in una fase di revisione. Il vice premier Matteo Salvini ha manifestato interesse verso il nucleare come mezzo per ridurre i costi energetici e supportare la transizione verso una politica energetica più verde, segnalando un potenziale cambiamento nella politica energetica italiana.

Ecco alcuni aspetti chiave delle proposte di questi paesi:

Ampliamento delle Rinnovabili: questi paesi si concentrano sull’espansione dell’energia solare e eolica, con l’obiettivo di aumentare significativamente la quota di energia prodotta da queste fonti nel loro mix energetico. Efficienza Energetica: forte enfasi è posta sul miglioramento dell’efficienza energetica in tutti i settori, dalla produzione industriale al consumo domestico, per ridurre il fabbisogno energetico complessivo. Ricerca in Tecnologie Emergenti: investimenti in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, come lo stoccaggio di energia e le reti intelligenti, per ottimizzare l’uso delle energie rinnovabili e superare i limiti legati alla loro intermittenza.

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Il Ruolo della Finanza nel Disarmo Nucleare

Uno dei principali timori legati all’espansione dell’energia nucleare è la possibilità che alcuni paesi sfruttino tale tecnologia per sviluppare armi nucleari. In risposta a questa preoccupazione, istituzioni finanziarie globali stanno adottando politiche di disinvestimento da aziende coinvolte nella produzione di armi nucleari, una pratica chiamata “Don’t bank on the bomb”. Alcune informazioni significative che hanno spinto a questa decisione sono le seguenti: Tra il 2020 e il 2022, investimenti per 746.677 milioni di dollari sono stati destinati a società produttrici di armi nucleari. L’UE sta sviluppando legislazioni per rendere trasparenti gli impatti negativi degli investimenti sul fronte dell’Esg. La Dichiarazione degli investitori, promossa da Etica Sgr, chiede agli Stati e alle imprese di vietare l’assistenza finanziaria a iniziative proibite dal Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Tassonomia Europea e Nucleare: quale il Futuro degli Stati Membri? Il panorama europeo riguardo la produzione di energia nucleare si divide in due filoni di pensiero contrapposti: da un lato, paesi come la Francia sono estremamente favorevoli allo sviluppo di produzione di energia nucleare, tramite la costruzione di nuove centrali e investimenti in ricerca e sviluppo per affinare le competenze di tecnici specializzati sulla gestione dei rifiuti ed elaborare nuove norme di sicurezza per garantire il corretto svolgimento della pratica. Dall’altro, paesi come la Germania non ritengono che nel nucleare risieda la soluzione ai costi crescenti dell’energia tradizionale, in quanto la costruzione delle centrali richiede tempi prolungati e i rischi legati alla produzione di energia nucleare sono difficilmente controllabili. A ciò si aggiungono poi i timori relativi all’implicazione di numerose realtà nella produzione di armi nucleari.

Conclusione

In conclusione, sarà cruciale negli anni a venire ponderare i benefici derivanti dalla transizione all’energia nucleare sui rischi a questa connessi, al fine di delineare un piano condivisibile da, idealmente, la totalità dei paesi dell’UE.

Fonte: https://www.tariffe-energia.it/news/mappa-nucleare-europa/ 

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