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La guerra tecnologica

A dire il vero ricordo da ragazzino quando attratto dalle armi leggere, e francamente ne sono ancora appassionato dal punto di vista meccanico, anche se a dire il vero non amo le guerre, leggevo i giornali di settore patinati che ritraevano anche le ipotetiche armi del futuro. I giornali specializzati inserivano immagini di militari che alla mia mente parevano alieni, coperti di giubbotti antiproiettile superleggeri in materiali compositi come pure i caschi e i visori notturni ma in modo particolare descrivevano ipotetiche guerre del futuro che dovevano essere per forza di cose tecnologiche. L’obbiettivo principale era salvare la vita dei soldati per un paio di ragioni ben precise. Il primo obbiettivo preservare la vita umana dei soldati occidentali ma in modo particolare preservare l’investimento speso su quei soldati in fatto di addestramento e di equipaggiamento che doveva essere super tecnologico. Un soldato oggi vale più di 1 milione di dollari. L’equipaggiamento di un militare americano arriva anche oltre i 50 mila dollari.

La guerra nel presente

Il presente non si discosta molto da quegli articoli e da quelle immagini. Quanto è stato pronosticato dalle riviste del settore armi si è verificato. Oggi saremmo spettatori di una guerra essenzialmente tecnologica. Dal primo Iraq sono entrate in scena le bombe “intelligenti” in grado di colpire quasi essenzialmente l’obbiettivo risparmiando il più possibile la vita dei civili. Oggi ad esempio i bombardamenti a tappeto in stile secondo conflitto mondiale sono superati al punto di arrivare all’utilizzo dei droni o aerei senza pilota. I droni sono la trovata principale per la salvaguardia della vita dei piloti aeronautici e possono essere manovrati da molto lontano tramite piloti specializzati addestrati in una sorta di guerra in videogames. Da uno schermo installato molto lontano dallo scacchiere rovente del fronte, misteriosi soldati tramite un Joystick permettono il decollo dei droni e l’eventuale bombardamento di zone specifiche ma il drone va oltre, il drone è in grado di colpire anche un piccolo obbiettivo senza che il pilota rischi nulla essendo dall’altra parte del mondo.

Gli scopi nascosti delle guerre di oggi

I conflitti odierni hanno svariati scopi. Ormai la conquista territoriale poco importa a tutti. Oggi quello che è importante conoscere è il vero obbiettivo delle guerre. Spero non vi sentirete a disagio nel leggere le prossime righe ma riusciate a comprendere la verità sui conflitti, che oggi sono la consuetudine. La guerra oggi ha ha svariati scopi. L’obbiettivo principale di una guerra moderna è la prosperità finanziaria data dalla ricostruzione che i vari paesi finanziatori dei conflitti si spartiscono a tavolino ancor prima di iniziare il conflitto. Il pagamento dei danni di guerra, a carico del perdente avviene spesso tramite il depredamento di risorse naturali.

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Il consumo di armi è necessario nel nostro sistema per permettere l’occupazione e cospicui ricavi da parte delle lobby delle armi dei paesi occidentali e del proprio indotto. Se noi del primo mondo godiamo di uno status maggiore di altri paesi del secondo o addirittura del terzo mondo, lo dobbiamo soprattutto ai conflitti che periodicamente i nostri Governi direttamente o indirettamente organizzano, alle morti di tante persone e alla disperazione di interi popoli. I conflitti creano lavoro e fanno girare le nostre economie in un  “Mors tua, via mea” (la tua morte è la mia vita) sempre valido.

Il disarmo

Anche un eventuale disarmo è spesso un grande affare. Come è accaduto in Russia con il crollo dell’URSS, il disarmo ha rappresentato un grande buisness per molti stati e per molti mercanti d’armi. molti oligarchi, generali dell’ex URSS si sono arricchiti a dismisura con il disarmo. Le armi ormai superate proprietà dell’ex impero sovietico sono state abilmente vendute ai vari signori della guerra del terzo mondo come Africa, medioriente, afghanistan e via dicendo, in cambio di ciò che avevano per poter pagare, considerando che si tratta per lo più di stati poveri, che si avventurano in conflitti scellerati fomentati dall’odio tribale, razziale o religioso, odio abilmente creato instillato da parte dei servizi segreti per portare alla guerra affare.

Il denaro o in alternativa petrolio, oro, diamanti, droga, immigrazione (schiavitù elegante) a basso costo forzata dagli attori indiretti dei conflitti e altre risorse naturali sono servite e servono tutt’ora ai vari Rais per pagare le armi provenienti dal disarmo o armi obsolete cedute dai  paesi occidentali che ne ricavano fior di introiti.

Armi e droga

La lotta alla droga è un miraggio, dato che molti paesi pagano le armi con questa risorsa naturale cui sono ricchissimi. Spesso questi paesi non possiedono denaro sufficiente per pagare milioni di dollari di armi. L’Afghanistan ad esempio è ricchissimo di oppio e da questo prodotto si ricava eroina e droghe di vario genere. La droga deve consumata nei paesi occidentali, rovinando i giovani viziati e pervertiti dal sistema affinchè la consumino. Il consumo di droga è necessario per poter trasformare gli stupefacenti in denaro e proseguire con il giro del buisness delle armi tramite i cospicui guadagni. Per questo la droga purtroppo non morirà mai. Anche per questo anche nel campo della droga, esistono le mode che propendono per le varie droghe piuttosto che per altre.

La sperimentazione tecnologica

Un grande e importante buisness legato alla guerra è la sperimentazione di armi di nuova concezione. Le guerre vengono utilizzate anche per questo. Non c’è nulla di meglio per sperimentare sul campo le nuove armi e i propri effetti più o meno devastanti per la popolazione, per le armi nemiche e per il territorio che ospita il conflitto. Ricordiamoci sempre che le guerre non nascono quasi mai dall’odio come da sempre abbiamo pensato o come ci hanno sempre insegnato. L’odio è quel sentimento che se abilmente inflitto nella società, permette di giustificare una guerra pensata a priori e permette di avvalersi di militari agguerriti pronti a morire, potenziali macchine da guerra pronte all’uso. I conflitti nascono per il guadagno di certi paesi e certi poteri occulti ma soprattutto per il guadagno da parte del potere finanziario che permette ai paesi del primo mondo di mantenere il proprio status di ricchezza. Un ultimo motivo per la nascita dei conflitti è il de-popolamento mondiale a cui il NWO vorrebbe arrivare per avere meno persone e quindi meno potenziali oppositori che possano minare il potere dei potentati occulti. Dopo questa introduzione dalle righe della giornalista economica Teresa Monaco potremo comprendere meglio l’ultimo risvolto di un conflitto: la sperimentazione tecnologica delle armi da guerra.

Droni Shahed: come le armi della Russia contro l’Ucraina hanno cambiato la guerra

Di Teresa Monaco

La guerra in Ucraina ha aperto un nuovo capitolo della storia militare: quello dei droni. Economici, silenziosi e difficili da intercettare, gli Shahed, forniti dall’Iran e usati massicciamente dalla Russia, hanno cambiato il modo di combattere.
Con loro è nata una nuova forma di conflitto, fatta di tecnologia accessibile e impatti globali.

Image by Hasan Hüseyin Yücel from Pixabay

Dal fronte ucraino, le onde di questa rivoluzione arrivano fino all’Europa — e perfino alle nostre case.

Cosa sono i droni Shahed e perché fanno la differenza

Gli Shahed-136 sono droni kamikaze a basso costo, progettati per colpire con precisione obiettivi sensibili come centrali elettriche, depositi di carburante e infrastrutture logistiche.
Il loro punto di forza è la semplicità: possono essere prodotti in grandi quantità e impiegati in sciami, saturando le difese nemiche.

 

CARATTERISTICA

DETTAGLIO

Tipo

Drone kamikaze / munizione circuitante

Origine

Iran (ora prodotti anche in Russia come Geran-2)

Gittata

Fino a 1.600 km

Carico esplosivo

40–90 kg

Costo stimato

20.000 – 60.000 dollari

Obiettivi tipici

Infrastrutture energetiche e militari

 

Questa strategia ha reso il conflitto più “asimmetrico”: un drone dal costo di poche decine di migliaia di dollari può mettere fuori uso centrali o impianti del valore di milioni.

La guerra dell’energia: quando i droni colpiscono anche le bollette

Gli attacchi con droni Shahed non hanno solo effetti militari. Colpendo impianti energetici in Ucraina e Russia, provocano instabilità nei flussi di gas e petrolio, con conseguenze dirette sul mercato energetico europeo.
Ogni volta che un’infrastruttura viene danneggiata, i prezzi sui mercati internazionali oscillano — e a farne le spese sono anche le bollette italiane.

Effetti principali:

  • Aumento dei prezzi del gas per interruzione delle forniture.

  • Crescita dei costi dell’elettricità sul mercato all’ingrosso.

  • Rincari nel mercato libero, con offerte più volatili.

  • Incentivo all’efficienza energetica domestica e industriale.

  • Accelerazione delle energie rinnovabili, in particolare l’energia solare, vista come risposta strategica.

 

Settore

Conseguenza principale

Gas naturale

Maggiore volatilità dei prezzi

Energia elettrica

Mercato libero

Impatti diretti sulle bollette

Più concorrenza, ma offerte meno stabili

Efficienza energetica

Crescita investimenti in tecnologie verdi

Energia solare

Incremento installazioni fotovoltaiche

Gli italiani, dopo anni di crisi energetica, stanno riscoprendo il valore dell’autonomia: dal passaggio al mercato libero alle installazioni di impianti solari domestici, la guerra ha indirettamente accelerato il percorso verso una maggiore indipendenza dalle fonti estere.

Come reagiscono l’Europa e l’Italia

L’Europa si è trovata di fronte a un doppio fronte: difendersi dai droni e stabilizzare il mercato dell’energia.

Image by Hasan Hüseyin Yücel from Pixabay

Alcuni paesi, come la Polonia, hanno persino fatto decollare jet militari per intercettare droni Shahed vicini ai propri confini, mentre la Commissione Europea lavora a un “muro antidroni” per la difesa congiunta.

L’Italia, dal canto suo, punta sulla resilienza energetica:

  • potenziamento delle reti intelligenti (smart grid);

  • sviluppo di energie rinnovabili per ridurre la dipendenza esterna;

  • incentivi per efficienza energetica e impianti fotovoltaici;

  • maggiore concorrenza nel mercato libero dell’energia per contenere i prezzi.
    L’obiettivo è chiaro: non solo difendersi dagli effetti economici della guerra, ma garantire stabilità e sostenibilità nel lungo periodo.

Una guerra di numeri e di costi

La logica degli Shahed è semplice: tanti droni economici contro pochi sistemi difensivi costosi.
Una dinamica che ricorda anche la corsa ai prezzi dell’energia: chi riesce a produrre in modo più efficiente e sostenibile, vince la battaglia dei costi.

Così come un drone economico può cambiare le sorti di una battaglia, un impianto solare ben progettato può cambiare il destino di una bolletta.

La spinta verso tecnologie a basso impatto e alta efficienza — sia in guerra che nel mercato energetico — segna il passaggio da una strategia basata sulla forza a una fondata sull’intelligenza e sull’innovazione.

Come la guerra dei droni influenza energia, bollette e futuro

I droni Shahed non sono solo un’arma di guerra: sono il simbolo di una nuova era in cui tecnologia, energia e geopolitica si intrecciano.


Le loro azioni nei cieli dell’Ucraina hanno scosso il mercato energetico globale, modificato le rotte del gas e fatto salire le bollette.
Per l’Italia, la risposta passa attraverso il mercato libero, l’efficienza energetica e l’energia solare, strumenti di indipendenza che — questa volta — possono essere le vere armi della pace.

Fonte: papernest.it

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