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Introduzione di Nicola Migliorini

Il riso come il pane per alcuni popoli resta la base dell’alimentazione. Noi italiani abbiamo adottato la pasta ma poco importa. La base alimentare in questo caso sarebbe da vedersi in prodotti nutrienti e poco costosi. Mezzo mondo meno abbiente oggi si nutre ancora di riso. Nell’occidente mediterraneo si varia dalla pasta tipicamente italiana al riso che comunque la fa da padrone sulle tavole di molti stati occidentali. Con un pugno di riso una persona non muore di fame. Questi generi alimentari nelle nostre zone occidentali, nel tempo hanno subito una serie di rincari non da poco conto. Il pane nel nord Italia non è più un alimento da poveri anzi taluni sostengono sia il pane più caro d’Italia. La pasta riesce ancora a reggersi fra gli alimenti poco costosi nonostante gli aumenti di prezzo subiti negli ultimi periodi, nei quali un po’ tutto è cresciuto e non di poco. L’inflazione voluta dalla BCE amplificata dal conflitto ucraino hanno fatto aumentare i carburanti quindi il volano degli aumenti globalizzati è partito alla massima potenza toccando i generi alimentari per arrivare ai mutui casa.

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Uno degli alimenti “poveri” che ha subito aumenti non certo trascurabili è da vedersi nell’essenziale riso, cui L’India resta l principale esportatore mondiale. A prescindere dalle scelte politiche e dalle turbolenze finanziarie cui siamo tristi protagonisti ci si metterebbe anche il tempo. L’India è stata quella zona del mondo che è stata costretta a subire ingenti danni a causa dei monsoni troppo intensi nei mesi di Luglio. Va bene che il riso necessita fisiologicamente di acqua ma quando è troppa è troppa. A causa di questi rovesci temporaleschi tipici della zona indiana il Governo avrebbe imposta il divieto sull’export di alcune qualità di riso bianco non basmati. Con questa strategia il Governo indiano intenderebbe garantire il prodotto ai prpopri cittadini.Nelle prossime righe la giornalista Giulia Giordano ci spiegherà nei dettagli quali sono stati i motivi precisi scatenanti gli aumenti di questo prezioso prodotto, il riso. Questi sono i risvolti negativi della globalizzazione che alla fine hanno provocato un calo nella produzione di alcuni prodotti per acquistare forse a pressi maggiormente vantaggiosi i medesimi prodotti da paesi terzi. Credo che analizzando la globalizzazione con un briciolo di onestà intellettuale, potrei definire questa politica una battaglia persa e per nulla vantaggiosa. Forse sarebbe opportuno fare qualche passo indietro e tornare agli stati sovrani. Un po’ di autarchia non farebbe poi così male.

Di Giulia Giordano

Caro Riso: Come il Divieto Indiano impatta i mercati internazionali

Non è passato inosservato, nelle ultime settimane, un chiaro aumento del prezzo del riso sugli scaffali dei supermercati italiani. La causa di questo aumento è da ricercare nell’ Asia Meridionale. L’India, il principale esportatore mondiale di riso, sta affrontando una sfida senza precedenti a causa dei danni causati dai monsoni intensi di luglio ai campi di riso. In risposta a questa situazione critica, il governo ha imposto un divieto sull’esportazione del riso bianco non-basmati al fine di garantire un adeguato approvvigionamento interno ad un costo accessibile. Questa mossa ha innescato una serie di conseguenze a livello nazionale ed internazionale, con impatti significativi sul mercato globale del riso.


Le cause dell’aumento dei prezzi

Le intense piogge di luglio hanno inflitto danni significativi alle coltivazioni di riso in India, spingendo il governo a imporre il 20 luglio un divieto sull’esportazione del riso bianco non-basmati. L’obiettivo di questa mossa è garantire prezzi accessibili per il riso sul mercato interno, in quanto i prezzi interni sono aumentati del 12% nell’ultimo anno. Questo divieto avrà un impatto significativo su numerose nazioni in Asia, Africa e Medio Oriente, tra cui Malesia, Singapore, Filippine e Kuwait. La situazione internazionale è già stata influenzata dal divieto indiano, con un aumento dei prezzi del riso nei paesi esportatori come Vietnam e Cambogia. Nel contempo, paesi importatori come Indonesia e Malesia stanno accumulando scorte di riso, generando preoccupazioni per un possibile caos nel mercato globale del riso.  Gli esperti ritengono che gli effetti di questa restrizione potrebbero superare quelli del divieto del 2007, mettendo a rischio milioni di persone nei paesi confinanti come Bangladesh e Nepal. L’eventualità di una revoca del divieto appare improbabile, e si prevede che rimarrà in vigore almeno fino alle elezioni generali dell’India nell’aprile dell’anno successivo. A differenza di quanto possa sembrare, questo scenario presenta sfide significative per l’India e le nazioni coinvolte nel commercio globale del riso.

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Le Conseguenze sugli altri Paesi

La crisi dei prezzi del riso ha inflitto un duro colpo ai paesi del sud-est asiatico, che insieme contribuiscono al 30% della produzione globale di riso. Nazioni come il Bangladesh, l’Arabia Saudita, l’Iran, l’Iraq e il Benin si sono trovate particolarmente vulnerabili a causa della loro forte dipendenza dalle importazioni di riso indiano. L’incertezza legata alla durata del divieto indiano ha gettato un’ombra sul loro approvvigionamento di riso. Anche in un contesto in cui l’India dovesse revocare il divieto, i prezzi del riso in Asia potrebbero restare elevati a causa delle continue interruzioni dei commerci causate dai cambiamenti climatici. In Thailandia, uno dei principali esportatori di riso al mondo, le precipitazioni scarse hanno contribuito all’incremento dei prezzi del riso. Nel frattempo, le inondazioni in Cina e in Pakistan hanno causato danni significativi alle regioni produttrici di riso, portando a una riduzione della produzione. Mentre la crisi della carenza di riso persiste, diversi paesi asiatici stanno attivamente cercando soluzioni. Alcuni di essi stanno incoraggiando gli agricoltori a coltivare colture meno esigenti in termini di acqua, cercando così di alleviare il peso della produzione di riso. Allo stesso tempo, altri paesi stanno imponendo limiti massimi sui prezzi del riso per proteggere i consumatori dalla brusca escalation dei costi. Nel quadro di queste sfide, le Filippine, tra i principali importatori di riso del sud-est asiatico, hanno stipulato un accordo quinquennale con il Vietnam per garantire la sicurezza alimentare. Tali accordi sono essenziali per fornire una stabilità costante nell’approvvigionamento di riso, offrendo una boccata d’aria fresca mentre il mercato continua a vivere momenti di incertezza. L’aumento dei prezzi del riso ha rappresentato una notevole sfida economica per i piccoli rivenditori delle Filippine. Tali operatori economici stanno attualmente ricevendo sussidi statali per mitigare le perdite economiche subite a causa dei prezzi elevati del riso. Questi sussidi svolgono un ruolo cruciale nel mantenere la stabilità economica e nel proteggere i consumatori da eccessivi disagi finanziari dovuti ai costi del riso fuori controllo. In un mondo sempre più connesso, questa crisi del riso mette in luce l’importanza della cooperazione internazionale e della solidarietà per affrontare sfide globali come la sicurezza alimentare.

Fonte : https://energia-luce.it/news/caro-riso/

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